Calle joshi

Storia | By Poppo • 06-04-2022

Viaggio alla scoperta delle particolari stipulazioni inventate dalla JWP

Quando si parla di puroresu, il discorso spesso e volentieri tende a volgere verso 2 filoni distinti: da una parte sul modo strettamente "sportivo" con il quale i giapponesi - sia intesi come promoter e spettatori - interpretano la disciplina, dall'altra per l'esatto contrario grazie alla fantasia sfrenata di alcuni produttori grazie ai quali nascono spettacoli ambientati in luoghi impensabili come treni o piscine,  oppure incontri tra lottatrici e panda, solo per limitarsi ad alcuni esempi.

In quanto a creatività Ice Ribbon e Tokyo Joshi Pro Wrestling rappresentano i casi più riusciti di creatività nell'ambiente joshi, anche se nel sottobosco delle sigle indipendenti e degli show autoprodotti si possono trovare molti altri casi affini in grado di esprimere bene l'evoluzione di un mondo ancora molto legato alle sue tradizioni risalenti agli anni d'oro, ma che non per questo ha rinunciato di adattarsi o addirittura provare nuove idee da mettere in scena.

Una scintilla simile a quella che animava la JWP negli anni novanta, una realtà fatta di grandi ambizioni ma che doveva fare i conti con la scissione interna avvenuta nel 1992, causa della riduzione del numero di lottatrici e delle risorse economiche a disposizione, ma non per della volontà di sperimentare e differenziarsi dalla concorrenza.

La necessità aguzza l'ingegno

Il cambio di denominazione da Japan Woman Pro-Wrestling a Japanese Woman Pro-wrestling Project avvenuto all'inizio del 1992, oltre alla perdita delle rivoltose capitanate da Shinobu Kandori e da Rumi Kazama, aveva comportato anche la fine degli accordi vigenti la Universal Wrestling Association, la federazione Messicana che condivideva con la vecchia sigla guidata da Jackie Sato una certa anima indipendentista essendo nata anch'essa da una fuoriuscita di addetti ai lavori dalla più nota Empresa Mexicana de Lucha Libre (il futuro Consejo Mundial de Lucha Libre). Questa relazione oltre ad aver portato in dote lo scambio dei talenti, aveva anche fatto in modo che la vecchia promotion potesse utilizzare un titolo massimo di provenienza straniera, strategia molto simile a quella adottata a suo tempo dalla All Japan Women's Pro-Wrestling con la sua cintura WWWA per aumentare il proprio prestigio.

Per vedere un nuovo alloro ci sarebbe voluto quasi un anno di tempo, nel frattempo potendo contare su di un gruppetto composto da appena una decina di ragazze, la compagnia stava arrangiando degli spettacoli di pre-lancio in modo da ripresentarsi al pubblico e tentare di vendere il proprio prodotto alle televisioni. In uno di questi svoto ai primi di Luglio, ecco arrivare l'idea: le 8 ragazze impiegate precedentemente in un tag team match e in 2 match singoli, avrebbero rimesso piede sul ring per il main event della serata, un incontro dalla stipulazione già di per sé poco in voga a queste latitudini - la battle royal - alla quale però sarebbero state apportate delle varianti per renderla più appetibile al pubblico e quindi introducendo l'obbligo di eliminazione solo attraverso la sottomissione delle altre 6 partecipanti, in modo tale da creare una finalina tra le ultime 2 superstiti da svolgere come se si trattasse di un comune confronto con schienamento e regole ordinarie.

Pur presentando la confusione tipica di queste risse con tante persone presenti in contemporanea sul quadrato e non avendo delle lottatrici dallo stile prettamente amateur, l'effetto novità unito alle particolari combinazioni proposte - che in più di un'occasione aveva creato delle vere e proprie catene umane - avevano garantito un risultato vivace e coinvolgente, riuscendo pure a sorprendere il pubblico per via della scelta di arrivare alle battute finali eliminando in successione i due nomi forti del roster, l'esperta Devil  Masami e il più giovane astro Dynamite Kansai, lasciando la ribalta alle più scalpitanti Plum Mariko e Hikari Fukuoka, quest'ultima uscita infine vincitrice.

Devil Masami intrappolata (nella morsa di ben 4 lottatrici in contemporanea!) nel corso della submission battle royal - 17 Agosto 1992, JWP PRE*STAGE (Korakuen Hall)

Un'esperienza che gli allora organizzatori Masatoshi Yamamoto Kiyoshi Shinozaki (rispettivamente annunciatore e responsabile delle pubbliche relazioni della vecchia sigla) avrebbero tenuto ben presente nel 1993 in occasione del primo evento interpromozionale organizzato dal gruppo, dove il mondo avrebbe visto una delle battaglie simbolo di quella nuova era, la Thunder Queen Battle, l'epico scontro tra il team formato da 4 rappresentanti della AJW e la rispettiva controparte della JWP suddiviso in una prima parte costituita da scontri individuali ed una seconda in cui le formazioni si sono affrontate tutte assieme e dove la franchigia in grado di ottenere più punti nell'arco di un'ora avrebbe ottenuto la vittoria. Un modo innovativo di sfruttare la condivisione dei talenti in atto con le altre realtà, ma il cui scopo era anche quello di impiegare a massimo le stelle di casa, dove oltre alla già citata Kansai si stavano facendo largo la graziosa e minuta Cuty Suzuki e la più spericolata Mayumi Ozaki, una delle protagoniste assolute di quella sfida.

Proprio la crescita di Mayumi nelle gerarchie interne unita all'evoluzione del suo personaggio avrebbe dato vita ad una nuova tipologia di incontro costruita su misura per lei, i Dress Up Wild Fight. Pur essendosi fatta notare per le sue qualità da peso leggero in grado di eseguire tecniche aeree di notevole impatto, la futura Oz aveva subito l'influenza di Devil Masami, sua allenatrice (come delle altre ragazze essendo la responsabile del dojo) ma anche rivale di lungo corso che l'aveva spinta ad ereditarne alcuni tratti del suo stile rissoso risalente al decennio precedente, così come l'uso delle armi e di qualunque tipo di scorrettezza per vincere le sfide.

Per esaltare questa nuova attitudine, nel 1995 era stata inaugurata questa nuova stipulazione, la quale anche in questo caso parte da una stipulazione già nota - gli street fight, incontri in cui non ci sono squalifiche e si può sconfiggere l'avversaria anche al di fuori del ring - aggiungendo però l'obbligo di lottare in borghese, senza costumi e stivaletti dunque, un vero e proprio tafferuglio insomma e a cimentarsi assieme a lei era stata scelta ancora una volta l'ace della compagnia Dynamite Kansai, da tempo in forte rivalità con la pericolosa rossa.

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Dynamite Kansai vs Mayumi Ozaki - 9 Luglio 1995, JWP TV (Korakuen Hall)

Si trattava infatti dell'ennesima rivincita a sfondo violento, dato che le 2 già nel corso dell'annata si erano affrontate in veri e propri scontri all'ultimo sangue, nel vero senso della parola visto che in uno di questi Mayumi aveva letteralmente azzannato la testa della Kansai per poi sputarle in faccia il sangue fuoriuscito dalla ferita, una scena davvero impressionante per la sua crudezza e seppure alla fine di queste sfide la Kansai era uscita vincitrice, la sua rivale per tutta risposta aveva continuato a bersagliare la sua fronte ogni volta che la incontrava, sviluppando quasi un'ossessione per essa, anche nella successiva riproposizione dove alla fine riuscirà ad incatenarla ad una sedia ed effettuare una vera e propria esecuzione sommaria che la porterà a pareggiare i conti.

Anche in questo caso l'iniziativa ha riscosso un certo successo e rispetto alle altre idee presentate verrà ripresentata successivamente a più riprese nelle successive più celebri rivalità della Ozaki, quella con Takako Inoue della AJW - costringendo l'idol a vestirsi da motociclista, lei amante dei pizzi e dei merletti! - e contri Chigusa Nagayo nella sua appena nata Gaea.

Uno, uno, uno!

Tornando però al 1995, c'é stata un'altra iniziativa molto particolare chiamata Dead Heat, un altro confronto a squadre ideato sulla falsariga della Thunder Queen Battle prendendone lo stesso numero di partecipanti e la ripartizione in 2 fasi distinte di cui una composta da mini incontri singolari - ma della durata massima complessiva di 30 minuti - ed una a ranghi uniti e dove per entrambe era prevista l'eliminazione dal gioco delle contendenti, ma con una particolarissima variazione: per effettuare lo schienamento vincente sarebbe bastato un conteggio di 1 da parte dell'arbitro.

Se alcune realtà l'avevano ridotto a 2 secondi - cosa rimasta in piedi anche ai giorni nostri, ultima in ordine di tempo a proporlo la Tokyo Joshi Pro - nessuna si era spinta fino a quel punto, anche perché non é certo semplice rendere bene l'idea di poter creare un'eliminazione da una banale caduta o da situazioni piuttosto comuni che lo spettatore medio é abituato a vedere decine e decine di volte, ma é per questo che il formato si rivela essere non originale, ma anche molto efficace nel coinvolgere il pubblico, proprio perché questa regola spinge gli spettatori a mantenere gli occhi puntati sull'azione in maniera costante.

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Devil Masami, Dynamite Kansai, Hikari Fukuoka & Hiromi Yagi vs Candy Okutsu, Cutie Suzuki, Mayumi Ozaki & Sumiyo Toyama - 21 Marzo 1995, JWP TV (Korakuen Hall)

A farne le spese di questo cambio di ambiente ancora una volta sarebbero state la Masami e la Kansai, entrambe eliminate in sequenza nelle prime battute dalla scattante Cuty Suzuki, una tramite un fulmineo sunset flip, l'altra facendosi contare fuori dal ring a causa del sua foga nel voler punire la beniamina del pubblico. Il frangente peraltro si era rivelato propizio per dare maggiore risalto ai più giovani talenti che si erano aggregati durante questi primi 3 anni di vita della compagnia, a partire da Candy Okutsu, ex sciatrice iscritta nel corso del primo anno e che in futuro diventerà la prima donna tigre in gonnella nella Arsion di Rossy Ogawa, luogo in cui finirà per militare anche l'altra giovane partecipante della serata, Hiromi Yagi, in questo caso finita presto vittima di una lunghissima giant swing eseguita dalla Okutsu, abbastanza da stordirla e costarle il temuto battito a terra dell'arbitro, una sorte toccatale a sua volta per mezzo di un vorticoso rolling cradle, cortesia di Hikari Fukuoka.

Le battute finali della prima parte hanno poi visto Mayumi Ozaki resistere in tutti i modi alla furia della sua ex compagna di coppia Fukuoka, lasciandola sfogare all'inizio per poi far valere la sua maggiore fisicità, al punto da arrivare vicinissima al pin, salvo venire bloccata dallo scadere del tempo a disposizione. Da quel momento in poi la ribalta passerà al nome meno noto ed avvezzo ai riflettori, quello di Sumiyo Toyama, onesta mestierante affiliata fin dai tempi della vecchia gestione a partire dal 1988 e mai sbocciata per via dei suoi limiti tecnici e di qualche infortunio che ne ha minato pesantemente la crescita. Sumiyo aveva fatto una figura barbina ad inizio incontro venendo eliminata subito dopo il suono della campanella da un lariat della Kansai, ma dopo la ripresa  dei giochi si era riscattata rimanendo per lunghi tratti sul ring contro tutte le 4 sfidanti, subendone i colpi principali, ma rimanendo stoicamente in piedi, anche grazie al supporto delle compagne di squadra, sempre pronte ad interferire prima che l'arbitro potesse iniziare (e finire allo stesso tempo) il conteggio.

Con il passare dei minuti la situazione era presto degenerata per via delle continue interferenze e delle mosse volanti eseguite dentro e fuori il quadrato, un modo di aumentare la tensione per certi versi già visto nel corso della Thunder Queen Battle, dove in certe fasi si potevano vedere tutte e 8 le presenti contemporaneamente sul ring in barba ai richiami del direttore di gara, così come dalla battle royal era stata presa l'idea di ricostruire lo spot in cui tutte le lottatrici si accanivano sulla Devil Masami (stavolta sotto forma di German suplex, seguiti da una serie di Flying Stomp dalla terza corda) ed il tipo di scrittura della storia, visto che alla fine della fiera erano rimaste ad affrontarsi le più fresche Candy e Hiromi. 

La prima verrà costretta a soccombere nonostante la sua generosa e vivace prova, la seconda invece scoppierà addirittura in lacrime per l'emozione di aver chiuso per la prima volta uno spettacolo, anche se la ricompensa successiva consisterà in un mini pestaggio da parte delle veterane che hanno fatto squadra con lei. Un finale fuori dagli schemi per un match fuori dagli schemi e anche per questo decisamente azzeccato.