Calle joshi

Storia | By Poppo • 19-06-2020

Il simbolo per eccellenza dell'interpromotional era

Quando si cercano recensioni sui match joshi del passato, molto spesso quelli più apprezzati sono quelli risalenti alla cosiddetta Interpromotional era, ossia il periodo storico che visto la fine dell'egemonia della All Japan Women's Pro-Wrestling all'interno del panorama giapponese e l'affermazione progressiva delle nuove realtà emergenti attraverso una - paradossale a pensarci - collaborazione con lo stesso Zenjo attraverso l'allestimento di show condivisi.

Un'epoca che ha rappresentato allo stesso tempo l'inizio di un lento sgretolamento da parte di quella che era a tutti gli effetti una potenza del wrestling a livello mondiale, ma allo steso tempo ha offerto una serie di eventi memoriabili contenenti veri e propri dream match celebratissimi (su tutti il famoso Akira Hokuto vs Shinobu Kandori del 1993) e soprattutto ha garantito la ribalta alle lottatrici tagliate fuori dalla AJW a causa della sua severissima regola sull'età che escludeva tutte coloro che raggiungevano i 26 anni, senza alcuno sconto. Nemmeno se ti chiamavi Devil Masami.

Lo Scisma d'Oriente

Ad iniziare la moda degli eventi co-prodotti paradossalmente non fu la federazione più ricordata di quel periodo: non fu infatti la JWP, toccò invece alla FMW di Atsushi Onita "invadere" la All Japan in occasione dello show Dream Slam; il main event fu un tag team match tra le padrone di casa Manami Toyota e Toshiyo Yamada e le top name della federazione estrema, le acerrime rivali Combat Toyoda e l'icona dell'estremo Megumi Kudo. Contrariamente a quanto si possa pensare non si trattò del match più importante della card, inoltre non avvenne niente di significativo a livello di lottato o di svolgimento della storia, eppure fu sufficiente a convincere la dirigenza che questo tipo di incontri sarebbe stato un modo per ampliare il proprio pubblico e di pari passo appassionare quello già fidelizzato attraverso la possibilità di vedere incontri inediti.

A beneficiarne maggiormente sarà appunto la nuova JWP, o meglio non la Japan Women's Pro-Wrestling, ma la versione Joshi Puroresu nata sempre nel 1992 a seguito della definitiva implosione del vecchio spogliatoio causata dai due nomi più rappresentativi: Jackie Sato e l'ex campionessa di Judo Shinobu Kandori, considerata la donna più pericolosa al mondo. I dissapori finirono presto sul ring nel 1987, ma non nel modo "wrestlinghiano" ma in un vero e proprio duello che ancora oggi alimenta supposizioni a riguardo (incluse voci che alludevano ad un intervento della Yakuza nel post match). Dopo l'incontro la Sato, appena uscita dal ritiro, rimarrà attiva solo fino all'anno successivo, ma sarà colei che in seguito guiderà la nuova JWP, mentre Shinobu fonderà la sua compagnia, le Ladies Legend Pro-Wrestling.

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Il match del 1987 tra Jackie Sato e Shinobu Kandori si trasformò velocemente in uno shot in piena regola.

Iron team

Durante l'era interpromozionale oltre ai match tradizionali (anche titolati con tanto di scambi di cinture tra le parti), spesso si vedevano incontri ad eliminazione che coinvolgevano 4 o 5 lottatrici dei rispettivi roster, molti dei quali erano strutturati in modo da da far risaltare la capitana del team vincente facendole eliminare la maggior parte delle rivali in situazione di inferiorità.

Al fine di dare enfasi al suo primo grande evento "gemellato" con lo Zenjo, la JWP elaborò una stipulazione apposita, seguendo la sua impronta legata più all'intrattenimento, in netta contrapposizione con la visione più affine al mondo delle arti marziali miste proposta dalla LLPW. Si trattava di un 4 contro 4, diviso però in due parti: una prima composta da mini match da 4 minuti tra le singole componenti delle due squadre ed una volta terminati gli incroci iniziava la seconda in cui si svolgeva il più classico incontro a squadre con 40 minuti di tempo massimo; ogni pin, sottomissione o squalifica assegnava un punto al rispettivo team, il primo a raggiungere 5 punti si aggiudicava l'incontro. Il nome di questo nuovo formato venne coniato secondo il titolo dell'evento in cui si svolse: Thunder Queen Battle.

La selezione scelta dalle organizzatrici in quel di Yokohama proponeva i nomi principali della neonata compagnia: la giovane Hikari Fukuoka, Mayumi Ozaki, ex allieva del dojo AJW e non ancora divenuta la regina dello street fight, Cuty Suzuki ossia l'idol sulla quale la dirigenza poneva grandissime aspettative ed infine la capitana, nonchè ace, nonchè prima campionessa, Dynamite Kansai. Un gruppo di giovani desiderose di accreditarsi davanti al grande pubblico, lo specchio perfetto della JWP dell'epoca.

Dall'altra parte del ring lo Zenjo misa in gioco una formazione per certi versi speculare, ma con una distinzione di fondo, cioè la loro maggior notorietà; del resto mentre la JWP iniziava lentamente a riempire le palestre, la AJW riempiva le arene ed aveva i suoi remunerativi contratti televisivi, forte anche della mitologia creata nel decennio precedente grazie a figure come le Crush Gals, Dump Matsumoto e Jumping Bomb Angels. E anche Devil Masami, che però proprio per via dell'età era stata messa gentilmente alla porta ed era finita proprio a lavorare con Kansai e socie.

A capitanare la squadra della AJW venne scelta Aja Kong, l'indistruttibile Ace che aveva ereditato gli onori dalla sua ex compagna di stable Bull Nakano dopo un lungo e memorabile feud; nessun'altra in questo incontro poteva vantare il suo status, al massimo le si poteva avvicinare l'eterna seconda, la popolarissima Kyoko Inoue. A bilanciare lo scontro poi, la rookie Sakie Hasegawa e la idol Takako Inoue.

Così simili eppure così distanti.

Primo round: Sakie Hasegawa vs Hikari Fukuoka

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Come accade ancora oggi, ad aprire le danze sono le più giovani, però garantire vivacità e consentire al pubblico di scaldarsi vedendo entrare man mano le ragazze più in alto nella gerarchia.

Le due a questo punto delle rispettive carriere avevano più o meno la stessa esperienza in termini cronologici, tuttavia se il cammino di Sakie aveva seguito un percorso più lineare nel modus operandi, Hikari invece è stata già messa nelle condizioni di lavorare in contesti più impegnativi dei semplici opener o exhibition match del caso, anche perchè il roster della JWP degli inizi era veramente striminzito, tant'è che per i loro show spesso venivano chiamate a gettone delle freelance locali sostanzialmente per fare numero.

La prima frazione vide Sakie lavorare per quasi tutto il tempo alle gambe dell'avversaria, nell'apparente tentativo di portare a casa il primo punto; una strategia che non pagherà nel breve periodo, in quanto dopo poco più di due minuti un roll-up improvviso darà il vantaggio al team "di casa", per la gioia del pubblico presente. Il pin però non sortì alcun cambiamento nel game plan della Hasegawa, così fino al suono della campanella continuò a colpire le gambe della Fukuoka ampliando la portata del danno.

In fondo si trattava di un tipo di psicologia piuttosto comune in tipologie di incontri come gli Iron Man match o di quelli al meglio delle 3 cadute: si vince alla distanza...

Secondo round: Kyoko Inoue vs Mayumi Ozaki

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A dimostrarlo fu il successivo approccio da parte di Kyoko Inoue: proprio lei che si è fatta una cariera sull'essere donna d'azione in grado di coniugare power moves di impatto ad altre tecniche volanti, questa volta decide di basare tutto il secondo round sul lavoro a terra dell'avversaria.

La "OZ" pur con la sua velocità venne subito presa in consegna e colpita ripetutamente alla schiena: niente Niagara Driver, niente Back Elbowdrop dalla terza corda, al pubblico si concede giusto la celebre swing prolungata, giusto per far cadere di peso l'avversaria continuando l'opera di distruzione. I tentativi di schienamento fino a quel punto erano pochi e studiati, privi di fretta.

In casa AJW non traspariva nessun segno di insofferenza allo svantaggio, nemmeno quando la situazione rimase invariata al termine del secondo incontro: il punteggio ufficiale diceva uno a zero, ma l'altro numero importante diceva altro, cioè che le avversarie contavano già due infortunate, mentre loro erano ancora in piena forza.

Terzo round: Takako Inoue vs Cuty Suzuki

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Questo scontro era inevitabile e lo sarà a lungo, infatti le due spesso e volentieri si incrociavano nell'ambito di scambio dei talenti, sia per il loro retaggio di Idols, ma soprattutto per quella strana chimica che si era creata tra di loro ed ingrado di trasformare i due volti acqua e sapone delle rispettive federazioni in due feroci e sadiche belve, in particolare Takako.

La sua rabbia in questa situazione però è meno propensa alla fase offensiva e più orientata alla difesa rispetto ad altre volte. Cuty infatti era partita fortissimo, conscia della forza della rivale e determinata a mettere in cascina il secondo punto, in particolare grazie al suo german suplex, veloce ed esplosivo come pochi. Con il passare dei minuti però la Idol dello Zenjo iniziava a mostrare il proverbiale carattere trovando una serie di controffensive altrettanto veloci, così si vedono diversi tentativi per arrivare ad un pin di rapina.

Per la prima volta nel corso del match l'azione non era più focalizzata sulla strategia e sulla sottomissione, la velocità, l'istinto e l'agonismo iniziavano a farsi strada, insomma quello che ci si aspetterebbe da una competizione di questo tipo. Per la prima volta lo scontro tra le parti è alla pari.

O così pareva.

Quarto round: Aja Kong vs Dynamite Kansai

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Per lo spettatore a questo punto non c'è il tempo di di pensare che ad entrare sono le due capitane, nè di poter fare alcuna considerazione. In 10 secondi netti l'equilibrio viene spezzato da una sola Uraken, quanto basta ad Aja di prendersi il punto del pareggio ed iniziare una lunga punizione nei confronti di Kansai. Per i rimanenti 40 minuti la capitana della JWP venne colpita con qualsiasi mossa presente nell'arsenale della Kong: Piledriver, Package bomb, Backsuplex, mossa dopo mossa la Kansai finisce più volte al tappeto nonostante non sia inferiore in quanto a stazza alla rivale; eppure parrebbe di assistere ad uno squash in piena regola.

Un modo estremamente chiaro e diretto da parte della All Japan di stabilire i veri rapporti di forza in campo: Kansai poteva anche essere l'ace della nuova compagnia, ma rimaneva pur sempre - anche lei - una fuoriuscita dalla loro scuola perchè non considerata al livello delle top star. Questo particolare caratterizazerà in futuro gli altri scontri con Aja, creando un dualismo indimenticabile, di cui quel momento è un frammento breve ma estremamente significativo.

Una contro tutte, tutte contro una

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l'inzio della seconda parte doveva essere quella a ranghi completi, ma la realtà era diversa: Aja Kong è ancora sul ring e da sola basta ed avanza; una dopo l'altra Hikari, Maya e Dynamite finivano puntualmente fuori ring, lasciando la povera Cuty in balia di tutto il team avversario e finendo fatalmente schienata anche lei. Anche la numero due aveva dunque capitolato.

Oltre allo strapotere fisico della Kong, l'altro segreto di questo vantaggio derivava dalla strategia messa in atto all'inizio: Hikari era ancora dolorante al ginocchio e per lunghi tratti dello scontro rimarrà ai margini, mentre la Ozaki veniva nuovamente bersagliata dalla squadra avversaria a ranghi completi, o meglio, dalle veloci cariche delle 3 avversarie seguite ritorno immediato di Aja sul ring. Un vero e proprio talismano la cui presenza era sufficiente a garantire per tutte le altre componenti. Con l'intensificarsi di questi scambi si moltiplicava lo sforzo di resisitenza da parte delle JWP, una resistenza quasi eroica, specie da parte della Fukuoka, la quale pur azzoppata riusciva ad interrompere i tentativi di schienamento intervenendo dal di fuori del fuori ring con grande tempismo. La stessa Kansai dava l'esempio rimanendo invece all'interno del quadrato e continuando stoicamente ad incassare le varie mosse senza cedere. Nonostante apparisse come una semplice reazione nervosa, sarà una strategia che darà i suoi frutti, anche se in maniera occasionale.

Nel giro di pochi minuti il meccanismo delle AJW va in cortocircuito: Aja Kong finisce fuori dal ring dove viene bersagliata di colpi da tutto il team avversario; a farne le spese è Kyoko Inoue, la quale vittima dell'inferiorità numerica iniziava a subire una serie di mosse combinate che portano ad un quasi schienamento interrotto provvidenzialmente proprio dalla rientrante Aja, che erò sbaglia in arte l'esecuzione colpendo violentemente sia l'avversaria (Mayumi) che la stessa Kyoko, facendola sanguinare e mettendole di fatto il famigerato bersaglio addosso. La Inoue però ha sempre avuto il phisique du role per recitare questa parte, unito alla grande capacità di portare il pubblico dalla propria parte, anche in questo caso dove gli spettatori tifavano per le promotrici. Emblematica è la scena che ha visto tutte e quattro le lottratrici della JWP cercare di schienarla, interrotto dal resto delle partecipanti: tutte e 8 finisco a terra, lasciando il palco alla stessa Kyoko e a Dynamite Kansai con un pubblico letteralmente in delirio. Per l'ace rappresentava il momento della verità, se non era in grado di sconfiggere l'eterna seconda, la sua compagnia sarebbe stata considerata allo stesso modo; quella Splash mountain eseguita dopo ben 50 minuti di combattimento (30 da quando era iniziato il 4 contro 4) ha tutt'oggi un valore che va ben al di sopra del momentaneo pareggio in un incontro di wrestling.

All'ultimo sangue

Allo stesso a quell'azione corrisponderà l'uscita di scena della Kansai dall'incontro: la storia richiede un underdog, una persona che non ci si aspetterebbe di trovare in quella posizione in quel determinato momento; Cuty Suzuki non aveva ancora l'esperienza necessaria per reggere una fase così delicata (specie se privata della sua Senpai, Plum Mariko), perciò toccava alla più esperta Mayumi Ozaki, che in virtù dei molti colpi subiti durante il match rappresentava a pieno il fighting spirit mostrato dalla sua squadra fino a quel momento. Il suo contraltare negli ultimi minuti era Takako Inoue, Monster heel non per via delle sue fattezze, ma per aver insultato il pubblico nel corso di tutto l'evento, provocandolo spesso attraverso le taunt, specie nelle fasi fuori ring. Ovviamente la parte di underdog nel wrestling richiede un pestaggio adeguato per poter splendere al suo culmine, ma a quello ci aveva pensato qualche minuto prima la Kong con la sua solita serie di Piledriver e addirittura il suo diving elbowdrop con il quale aveva già terminato in precedenza l'astro nascente della AJW, Manami Toyota.

Takako quindi si ritrovava la tavola apparecchiata: tutte le altre partecipanti si erano fatte fuori a vicenda usando le rispettive finisher, mancava giusto un minuto al termine e la Ozaki era ormai ai minimi termini. Tutto quello che riuscirà a produrre è un Cross-Arm Backdrop Suplex arrogante, tanto impattante quanto incapace di tenere la sfidante a terra per quel microsecondo necessario a concludere l'incontro. Attorno a loro all'interno dei quattro lati del ring le altre sfidanti erano ammassate, chi a terra, chi in ginocchio; nessuna poteva intervenire, erano tutte una semplice coreografia di questo enorme campo di battaglia.

L'ultima mossa è quella di Mayumi, un Dragon suplex simile per costruzione a quello usato in precedenza dalla Inoue, ma veloce quel tanto che basta per ottenere il fatidico conteggio di 3 a soli 5 secondi dallo scadere del tempo, per la gioia del pubblico di ieri e di oggi.