Calle joshi

World Wonder Ring Stardom
Recensioni | By Poppo • 14-07-2021
Image Credits: World Wonder Ring Stardom

La favola di Saya Kamitani ha subito una brusca interruzione

Yokohama Dream Festival é stato per molti versi il salto dello squalo per una Stardom reduce da un pay per view che aveva fatto il carico di giudizi premianti da parte della critica. Dopo anni in cui la compagnia si é fregiata degli alti standard qualitativi richiesti alle sue lottatrici per poter aspirare alle posizioni di vertice, il 2021 ha segnato una svolta netta nella gestione delle gerarchie, non più così rigida nel ricercare l'accoppiata perfetta tra notorietà ed abilità sul quadrato, bensì più aperta nel concedere spazio e tempo a nomi molto più grezzi o più appetibili per un tipo di spettatori diverso da quello abituale.

Una strategia che presenta il vantaggio di variare maggiormente la proposta evitando la stagnazione che talvolta affligge le altre promotion e che a lungo termine potrebbe permettere la maturazione di giovani come Hanan, Rina o Ruaka che a lungo sono state confinate ad affrontarsi a vicenda in una sorta di ghetto isolato dal resto delle storie correnti. Invece nel caso delle quasi trentenni Mina Shirakawa e Unagi Sayaka, più che di progetti futuri si tratta di un modo come un altro di strizzare l'occhio ad un certo tipo di pubblico maschile attratto dalla pura estetica.

Niente di male e nulla di nuovo sotto il sole, però il risultato di questo evento per chi si aspettava una ideale continuazione del Cinderella Dream probabilmente sarà rimasto deluso dovendo constatare che la maggior parte degli incontri proposti é stato all'insegna del "vorrei ma non posso", del non riuscire a dare forma alle storie che erano state preparate per l'occasione. E tra queste spicca la favola della vincitrice del Cinderella Tournament di quest'anno, Saya Kamitani, protagonista, o meglio non protagonista, del penultimo incontro della serata in quello che doveva essere il suo secondo banco di prova dopo aver tentato l'assalto al titolo mondiale detenuto dalla compagna di unit e di tag Utami Hayashishita.

Una vincitrice distante da coloro che l'hanno preceduta, in linea con la recente "continuità discontinua".

Al vestito per andare al ballo

Sono passati quasi 3 anni da quando Tam Nakano attraverso il suo progetto Stardom Idols aveva selezionato il suo personale gruppetto di aspiranti idol da esibire in appositi eventi, con l'idea di cercare nuovi talenti per la sua compagnia seguendo la sua personale esperienza passata, magari convincendole ad abbandonare i propositi di diventare le nuove Jurina Matsui. Di quelle accolite c'era anche Saya, la quale aveva subito una cocente delusione dopo aver tentato di entrare nel prestigioso gruppo delle AKB48 attraverso la Baitol, ossia l'attività per cui lavorava (un portale che organizzzava feste ed eventi privati) che con il colosso musicale aveva stretto una mini partnership che aveva procurato alla giovane l'opportunità di effettuare dei provini come balllerina presso la sede di Akihabara.

Purtroppo per lei le sue abilità non erano state ritenute sufficienti a garantirle un ingaggio vero e proprio, ma essendo decisa a voler perseguire il sogno di diventare una idol, aveva deciso di tentare provvisoriamente la strada del Pro Wrestling con la speranza di ottenere qualche aggancio nell'industria. Oltre ad aver conseguito la pittoresca contura di campionessa panda, da quel periodo riesce a ricavare in primis le attenzioni della televisione nazionale con la partecipazione alla trasmissione # of Two Person, dove viene raccontata la sua esperienza e poi il supporto di Tam e del management, una fiducia che l'ha portata dopo diverse titubanze a firmare nel 2019 un contratto vero e proprio, virando le proprie ambizioni verso il più piccolo e faticoso mondo joshi.

Tam dal canto suo ha dovuto sgobbare parecchio per arrivare ad essere uno dei nomi di punta della compagnia e pur avendo goduto fin dagli esordi in Stardom di un certo occhio di riguardo a livello di presentazione e di scrittura (soprattutto grazie al suo sponsor Atsushi Onita), ogni centimetro della sua scalata della promotion se lo é dovuto sudare dimostrando continuamente di essere all'altezza dei nomi che l'hanno "svezzata", da Kagetsu a Momo Watanabe, fino ad arrivare all'onnipresente asso Mayu Iwatani. Diverse buone prove conquistate con il tempo che però hanno portato pochi titoli e poca visibilità tangibile, almeno fino al decimo anniversario della compagnia avvenuto lo scorso Marzo. Nella stessa serata la Tall Saya lottava per la prima volta per la Red Belt nel già citato incontro con Utami: non si trattava di main event, ma é stato pur sempre un privilegio non così scontato vista l'importanza di quello spettacolo e l'inesperienza di una novizia che fino a quel momento era stata accompagnata dalle senpai. La vittoria del Cinderella pochi mesi dopo e considerando anche la vittoria della prima cintura (di coppia) dopo solo un anno di pratica, la disparità di trattamento si é acquita in maniera evidente e non senza destare perplessità in relazione alle rispettive qualità.

Insomma un pregresso importante tra campionessa e sfidante, tuttavia ai fini di quanto emerso dal loro incontro, solo l'ultimo capoverso ha avuto una vera e propria valenza: la differenza di abilità a tutto tondo, un fattore che si é rivelato decisivo sulla scarsa riuscita della contesa.

Allo scoccare della mezzanotte...

Nel suo scontro con Utami, all'ultima arrivata delle QQ era stato assegnato un ruolo semplice ed immediato - quello della sfidante svantaggiata - così come lo é stato suo compito sul ring, consistito nel subire la forza bruta della figlia di Big Daddy per quasi tutto il tempo giocandosi un paio di mosse aeree a sorpresa sfruttando il tempismo per soprendere tutti dando l'effimera illusione di avvicinarsi alla vittoria. Un incontro relativamente breve (appena un quarto d'ora) ed impostato su misura per esaltarne il pregio principale (l'agilità, in rapporto all'altezza) e di nasconderne i difetti, come ad esempio l'esasperazione delle espressioni usata a prescindere dal contesto: che fosse un tag team settimanale davanti a poche persone piuttosto che uno al Tokyo Dome (altro privilegio concesso dalla Stardom), che sia uno scontro violento o un semplice scambio a terra, Saya accentua ogni colpo subito con una certa vena caricaturale, spesso urlando o chiamndo il pubblico con delle pose più da ballerina che da lottatrice. Un misto tra entusiasmo ed inesperienza che a certi livelli ci può stare, ma non a quelli più alti e che in a Marzo erano stati sapientemente ridotti al minimo.

Anche durante il Cinderella le é stato fornito un assist quando la posta in palio si é alzata: Maika, l'avversaria trovata in finale si é presentata con un vistoso infortunio alla gamba; un bersaglio ben visibile, un segnale per cercare di impostare il racconto della storia evitando potenziali divagazioni dovute alla poca affinità stilistica tra le 2 e la tendenza delle meno esperte ad eseguire sequenze di mosse invece di ragionare sulla rispettiva avversaria, non a caso la stessa Maika aveva affrontato in semifinale Unagi, un'altra lottatrice acerba. E non é un caso che anche per la sfida a Tam, la Stardom sia corsa ai ripari giocando nuovamente su un infortunio, stavolta avvenuto ai suoi danni per mano dell'attacco di Natsuko Tora nel corso degli show di avvicinamento al pay per view. Una forzatura, visto e considerato che la leader dell'Oedo Tai stava puntando alla Hayashishita, sua controparte, ma che anche in questo caso aveva lo scopo di presentare Saya in evidente condizione di inferiorità, per cercare di portare il pubblico ad empatizzare per lei e limitarne l'azione allo stretto indispensabile.

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La scelta però é stata un'arma a doppio taglio, perché l'obbligo di mettere da parte i pezzi forti del suo repertorio non é stato compensato da una forte interpretazione sul piano dell'espressività e della capicità di incassare i colpi della campionessa, ciò che sarebbe occorso per accentuare le sue difficoltà e tramutarle in consenso. La white champ nelle prime fasi ha infierito sulla parte infortunata sfruttando proiezioni e calci, dopodiché per cercare di animare la sua rivale é ricorsa ad un trucchetto che ha caratterizzato fino ad ora il suo regno, gli schiaffi. Contro Giulia erano stati l'elemento cardine di una narrazione che ha visto i due volti della compagnia cercare di sfregiarsi a vicenda, contro Natsupoi invece é stato un rimando al match precedente (come lo é stata gran parte dell'azione proposta), mentre stavolta é stato solo un espediente per cercare di esaltarne il cosiddetto shine, il momento in cui la svantaggiata si libera del controllo rivale rispondendo a tono.

La risposta però é stata fiacca, gli schiaffi restituiti dalla Kamitani sono stati deboli, scoordinati, quasi caricaturali ed il suo volto ha mantenuto quell'espressione corrucciata che solitamente sfoggia durante le sfide. Anche il suo modo di vendere i colpi subiti non ha convinto a pieno essendosi limitato alla prima fase di controllo di Tam per poi alternarsi in maniera poco convinta con il proseguo dell'incontro: se é vero che lottatrici come Manami Toyota ed Akira Hokuto hanno fatto del passare dall'essere letteralmente svenute a muoversi a mille all'ora, é anche vero che era proprio la differenza nettissima di queste due interpretazioni a renderle uniche, era il saper rendere reale e tangibile anche il minimo infortunio in modo da far risaltare le loro reazioni. Chiaramente non si può pretendere questo tipo di livello da chi lotta appena da 2 anni, eppure il paradosso sta proprio che questa doveva essere la prestazione che avrebbe dovuto ricreare più in piccolo, invece ricalcando lo schema visto con Utami, ha puntato tutto sull'effetto dell'adrenalina nel momento in cui é uscita dal Twilight Suplex della Nakano per poi usare la sua Star Crusher e prepararsi per la Phoenix Splash dal paletto.

In una lettura puramente sportiva della disciplina, ciò può suscitare incertezza e curiosità, ma dovendo considerare per forza anche la narrazione, tutto ciò che ha preceduto quel momento non é stato abbastanza solido per sostenere questa sua personale scalata, i 7 minuti in più di durata complessiva sono pesati molto più di quanto possa sembrare, perché non sono stati adeguatamente sostenuti da parte sua, un po' come se Cenerentola avesse sposato il principe senza che questo abbia prima cercato la proprietaria della celebrerrima scarpetta. Come in una favola quindi a vincere é stata colei che ha "camminato e camminato", ha superato delle prove ed avuto i doni della provvidenza ed é quello che é successo a Tam, rimasta campionessa dopo una prova solida, da lottatrice navigata che ha provato a far ben figurare la sua sparring partner, ma senza trovare la quadra a causa di un vestito che non era cucito abbastanza a misura. Avrà occasione dirisaltare di più già nei prossimi giorni, quando dovrà vedersela contro un'altra giovane affamata, Starlight Kid, una che come lei ha atteso molto prima di avere una concreta opportunità di risaltare.

Per Saya invece é scoccata la mezzanotte e dell'abito e della carrozza non rimane più nulla, ma questa non era certo la favola che più le si addice.