Storia della protagonista del documentario GAEA Girls
Gli appassionati di joshi sono ormai abituati a vedere lottare ragazze giovanissime, a tal punto che alcune di loro a 20 anni sono già delle veterane consumate: Momo Watanabe, Hiragi Kurumi o Riho ad esempio calcano le scene da una vita intera, letteralmente.
Alcune di queste giovani speranze riescono ad emergere e a farsi un nome, le più brave ereditano la tradizione da qualche leggenda del passato, altre si mettono in proprio o finiscono a lavorare con la propria cerchia di conoscenze, le più sfortunate sono costrette ad abbandonare perchè il proprio fisico arriva logorato ben prima del tempo (l'ultima in ordine di tempo l'ormai ex Stardom Leo Onozaki).
E poi c'è Saika Takeuchi, una lottatrice dalla carriera brevissima e priva di onorificenze eppure in grado di ritagliarsi i suoi proverbiali 15 minuti di celebrità (93 a voler essere più precisi).
GAEA Girls
In the ring they are so Alive, they shine
Saika Takeuchi
A 23 anni la Takeuchi arriva nel dojo della GAEA Japan, alla corte della leggendaria Chigusa Nagayo; È il 1999, la compagnia esiste da 4 anni ed è già avviata grazie al forte richiamo delle Crush Gals, sia della Nagayo che di Lioness Asuka, la quale un anno prima era tornata alla ribalta proprio in GAEA per sfidare la ex partner.
Oltre ai grandi nomi (cui si aggiungeranno Akira Hokuto, Aja Kong e Dynamite Kansai), la prima classe di rookie presentava una serie di nomi giovanissimi personalmente scelti dalla fondatrice: Toshie Uematsu, Chikayo Nagashima, Sonoko Kato e colei che ad oggi è la più celebre, Meiko Satomura.
Finiti gli studi Saika decise di voler intraprendere la carriera da wrestler, influenzata come tante sue coetanee proprio dal grande successo raggiunto dalla All Japan Women's Pro-Wrestling negli anni ottanta, un periodo di cui la Nagayo era a pieno titolo una delle immagini pop per eccellenza grazie al suo look acqua e sapone così distante dalle superstar e più vicino a quello delle ragazze comuni.
Probabilmente era quella la versione di Chigusa che Saika immaginava di ritrovare come allenatrice e forse anche quello che aspirava a diventare in seguito. Le cose andranno diversamente, a cominciare dall'allenamento: la Nagayo in generale coordinava gli allenamenti, ma la vera mentore (senpai) sarà proprio Meiko Satomura, quattro anni più giovane ma con quattro anni in più di carriera alle spalle. Da quel giorno Saika diventerà ufficialmente Chibi, che significa bambina (putea come si dice dialetto veneziano) ma anche sgorbio.
Una storia come tante insomma, se non fosse per un particolare: questa storia è stata interamente documentata.
Kim Longinotto è una regista inglese di origini italiane che dieci anni prima aveva inziato a produrre film scritti ed ambientati in Giappone per via di una suggestione: aveva sentito parlare di un'attrice giapponese di cui si diceva che avesse accoltellato la propria insegnante di teatro per esasperazione. Quell'attrice è Hanayagi Genshu e finirà per lavorare con lei nel suo primo film in Giappone, Eat the Kimono.
Una scena tratta da Eat the Kimono (1989)
La sua filmografia nel tempo é stata caratterizzata molto dalla ricerca del punto di vista femminile nei vari ambiti della società e lavorando in Giappone finisce anche lei per rimanere affascinata dalla figura della Nagayo, tanto da proporle di lavorare assieme: Chigusa dal canto suo stava mettendo in campo tutta la sua influenza per pubblicizzare la GAEA, perciò decide di prendere al volo l'occasione e di controproporre un lavoro artistico ma al tempo stesso divulgativo del suo nuovo corso; un documentario quindi, la forma più adatta allo scopo che entrambe vogliono raggiungere: grazie alla produzione della BBC, nacque quindi il progetto GAEA Girls.
L'idea iniziale della regista (coadiuvata nel lavoro da Jano Williams) era quella di raccontare una storia di donne che si fanno strada in un ambiente privo di uomini, un mondo fatto di dedizione, sforzi fisici ed al tempo stesso molto coreografico; in un certo senso la sua percezione è molto simile a quella che ha Saika nel momento in cui entra nel dojo accompagnata dalla madre, sotto lo sguardo delle telecamere.
Gaea Girls - Kim Longinotto e Jano Williams (2000)
Quello che entrambe non colsero da subito era l'aspetto più "reale" del wrestling: le mosse, le coreografie e gli allenamenti atletici sono solo la parte finale di tutto il processo, dietro ad un semplice dropkick può celarsi la differenza tra un match bello o brutto, tra un infortunio e la corretta auto conservazione del proprio corpo; anche la parte più collettiva risulterà molto diversa come l'autrice se l'era immaginata: invece di trovarsi davanti ad un gruppo di donne solidali con un obiettivo comune, trova una struttura gerarchica in cui gli elementi che stanno più in basso devono farsi strada senza potersi concedere il benché minimo errore.
La Meiko Satomura che si vede nel documentario è allieva ed al tempo stesso maestra: un'amica per Saika fuori dal ring e durante le esercitazioni, ma dentro al quadrato altro non era che una rivale, pronta a punire fisicamente i suoi errori, anche con una certa frustrazione per i mancati miglioramenti della ragazza, i quali in un certo senso si ripercuotevano sul suo lavoro agli occhi della proprietaria.
Come una madre
Infine nè la regista, nè Saika potevano sapere chi si celasse dietro alla figura di Chigusa Nagayo: quando questa ha affermato di essere una madre per le ragazze che allena, si tratta di una frase tanto vera quanto ambigua; fino a quel momento nessuno aveva potuto conoscere la sua storia di vero e proprio odio per il padre, il sentimento che l'ha motivata a diventare una star di prima grandezza, la stessa leva che ha cercato di tramandare proprio alle sue figlie "adottive".
Un metodo che ricorda moltissimo la figura di Terence Fletcher (interpretato da J.K. Simmons) nel film Whiplash, ossia un maestro che non si fa scrupoli a motivare con la violenza i propri allievi secondo il mito legato a "Bird" Charlie Parker. Ma in quel film Fletcher si limiterà a qualche schiaffo o a lanciare uno sgabello contro il malcapitato Andrew Neiman, ma qui Chigusa assalirà l'allieva fino a farla sanguinare copiosamente. E non si trattò di finzione.
Il fatto avvenne durante il trial delle allieve: per poter partecipare agli show della GAEA le rookie dovevano sostenere come prova dei brevi mini-match con le altre ragazze più esperte e dimostrare di essere pronte per esibirsi davanti al pubblico vero e proprio, se ritenute idonee; questi incontri generalmente erano (e sono tutt'ora) strutturati in modo tale che la senpai domini quasi tutto il match per lasciare alla più giovane una breve offensiva finale dove deve "sfogare tutta la propria rabbia e frustrazione sull'avversaria".
Per l'occasione Saika affrontò in sequenza Meiko Satomura, Toshie Uematsu, Sonoko Kato ed infine la Nagayo in persona.
Proprio l'ultimo test sarà quello che resterà indelebile nella sua storia ed in quella del documentario.
Intervistata tempo dopo per IndieWire, Kim Longinotto descriverà così quella sequenza:
In the final debut test, Jano ran off. She just had to leave; she went out of the gym and Mary and I filmed it together. Because in a funny way, being behind the camera does kind of inure you a little bit, because you’re worrying about focus and framing and you’ve got something to do. But I was crying all the time that we were filming.
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Durante il test finale Jano se ne andò via dalla palestra; sentiva di doverse andare , così rimanemmo solo io e Mary [l'assistente n.d.r.] a filmare tutto. Il fatto di dover rimanere dietro alla telecamera per mestiere in un certo senso ti abitua a rimanere sul posto in ogni caso, perchè hai paura di perdere attimi preziosi. Tuttavia piansi per tutta la registrazione
L'ultima prova si incanala velocemente sul binario della tensione: per tutto l'incontro Chigusa vessa verbalmente e fisicamente la ragazza arrivando in fine a farla sanguinare dal naso con una serie di veri e propri ceffoni.
Finito l'incontro, Saika era rimasta al centro del ring per attendere il responso, ma in realtà è come se l'incontro non fosse mai terminato, infatti la Nagayo continua a provocarla a chiederle se vuole rinunciare, a chiederle se intende mettersi a piangere e soprattutto continua a prenderla a schiaffi.
La tensione come unico modo di trasmettere l'istinto omicida alle discepole, piegarsi o spezzarsi del tutto. Saika era crollata, inerte sul ring con il viso rigato dalle lacrime, capace solo di esprimere la richiesta richiesta di poter debuttare, proprio come Andrew Neiman in Whiplash e non come la Wakabayashi, la ragazza che abbandonò il dojo per ben due volte.
A Chigusa ciò era parso quasi sufficiente a garantire la richiesta.
Saika Takeuchi vs Meiko Satomura - GAEA God Only Knows 1999
Il debutto sarebbe avvenuto il 23 Ottobre del 1999 contro la Satomura e il documentario a questo punto sembra abbandonare l'atmosfera di tensione cercando di sottolineare il lieto fine: Saika disputa l'incontro senza esitazioni, esegue perfettamente il suo comeback per arrendersi alle sottomissioni della senpai, il tutto condito dalle riprese dei suoi veri genitori in mezzo al pubblico e degli sguardi enigmatici della Nagayo.
Quel giorno non è nata certo una nuova stella del wrestling, ma la risposta degli spettatori alla fine dell'incontro dimostra che l'obiettivo, cioè creare un forma di empatia con essi, è stato centrato: stando ai report dell'epoca sarà il vero picco di popolarità di Saika e che in seguito non sarà in grado di replicare.
La sua carriera infatti durerà solo due anni, durante i quali lotterà prevalentemente nelle parti meno importanti degli eventi o in coppia. Il documentario però si ferma prima, perciò fino a quando non ci saranno altre fonti, non si saprà mai se e quante altre "lezioni" le avrà inferto la Nagayo, né se il ritiro sarà dovuto ad un cedimento o ad una semplice presa di coscienza dei pochi progressi raggiunti.
Eppure, se è vero che Meiko e Chigusa hanno scritto pagine intere della storia Joshi, Saika Takeuchi nonostante tutto è riuscita a scriverne una piccola parte, raccontando - sul ring e soprattutto fuori - la vita e le sofferenze di una di una rookie.
Forse non era quello che si immaginava, forse non è valso tutti i sacrifici che ha fatto, ma alla fine della storia viene ricordata come Saika Takeuchi e non come una delle tante Chibi.
Nel suo piccolo rimane un'apparente vittoria, per quanto il prezzo pagato sia ancora oggi inestimabile.