La vita di Mimi Hagiwara: luci ed ombre della ribalta
Una delle aspirazioni più comuni tra le persone é quella di entrare nel mondo dello spettacolo, magari calcando un palcoscenico oppure varcando la soglia di una sala di registrazione o di un set cinematografico per ottenere il fatidico quarto d'ora di celebrità.
Un sogno che in lontananza affascina grazie alla luce dorata delle sue promesse di una vita migliore, un desiderio che però spesso presenta un prezzo da pagare, a volte insostenibile come nel caso della sfortunata Hana Kimura, altre volte meno drammatico, ma non per questo meno difficile da affrontare.
Fedele al nomignolo di "farfallina bianca" affibbiatole dal commentatore Tony Fusaro, Mimi Hagiwara ha percorso il metaforico tappeto rosso nascondendo dietro ai suoi sorrisi ed al proprio fisico minuto le difficoltà psicologiche dello star system e quelle fisiche del mondo del wrestling in un'esperienza breve ma estremamente intesa.
Volare tra monti e mari
Mimi (o Mimì se si vuole seguire la prosa "fusaresca") altro non é che la contrazione del nome di Taemi Hagiwara, un vezzeggiativo con il quale veniva chiamata dai genitori fin dalla tenera età, periodo in cui ha vissuto in Romanda, regione Sud-occidentale della Svizzera nonché patria dei nonni materni. In questa terra di laghi e montagne la piccola nata il 2 febbraio 1956, passa i primi 15 anni di vita, imparando da subito a parlare oltre al francese, anche l'inglese o il giapponese, le lingue che avrebbe utilizzato maggiormente in seguito una volta presa la decisione di stabilirsi presso il paese paterno per studiare in una scuola privata sita nella zona di Chōfu.
Questo primo volo verso la seconda patria segnerà ben presto anche il decollo della sua carriera, infatti ad un anno dal suo arrivo i suoi lineamenti vivaci ed espressivi erano stati prontamente scovati dagli addetti al casting della serie TV di successo Kamen Rider, telefilm in cui l'omonimo eroe mascherato da cavalletta guidava un gruppo di intrepidi nella lotta contro un'organizzazione terroristica che mirava a trasformare le persone in spietati cyborg. Con il passare degli episodi, la squadra dei beniamini iniziò ad estendersi fino ad includere anche dei personaggi di supporto femminili e in quella sezione la giovane era stata scelta per il ruolo della una ragazzina con la passione per i dolciumi.
Il nome del personaggio in questione era Choco, ma lo pseudonimo scelto per entrare nel mondo dello spettacolo sarebbe rimasto quel suo nomignolo a cui si sarebbe legata per il resto della sua vita.
Mimi nel ruolo di Choco in Kaimer Rider
Grazie alle sue 27 apparizioni (concluse in corrispondenza con la fine dello sceneggiato), Mimi ottenne altri specializzandosi nel genere investigativo a sfondo giovanile (Anchan e Playgirl Q), un settore che avrebbe in seguito ripreso una volta terminata la carriera di lottatrice, ma intanto l'avanzare della sua crescita in termini personali e di fama stava facendo in modo di aprirle altre porte a livello lavorativo, procurandole piccole apparizioni ed interviste all'interno delle reti nazionali e soprattutto portandola nel 1973 per la prima volta nelle sale di registrazione della Nippon Colombia per incidere il suo singolo musicale, Osharena doyōbi (tradotto un Sabato alla moda), canzone scritta dalla famosa compositrice Kazumi Yasui.
Il successo del brano darà vita negli anni successivi ad un primo vero album (Kawai Shaton) in grado di raccogliere le altre 10 canzoni registrate, ma la musica in realtà si rivelerà più decisiva nel deviare la traiettoria della sua carriera: stanca dei troppi impegni e dei ritmi pressanti imposti da radio e televisioni, la Hagiwara stava cercando un ambito altrettanto visibile e in grado di garantirle di coltivare lo stesso i propri talenti, ma privo delle pressioni di cui stava soffrendo.
Un ritratto abbastanza corrispondente a quanto aveva da offrire la All Japan Women's Pro-Wrestling a metà degli anni settanta.
Mimi canta la sua Osharena doyōbi (fashionable Saturday) in diretta su Asahi TV, 1973
Danaus plexippus
Un anno dopo l'uscita del suo album, lo zenjo guidato dalla famiglia Matsunaga aveva trovato la chiave di volta per portare il wrestling all'interno delle emittenti nazionali e lo aveva fatto proprio grazie alla musica, nello specifico tramite la voce Mach Fumiake nella sua duplice veste di wrestler e baby cantante prodigio. La carriera della Fumiake però si era rivelata più breve del previsto, ma i proprietari avevano ormai individuato nella gioventù giapponese il loro pubblico di riferimento e per questo motivo erano intenzionati a riproporre il binomio vincente che aveva garantito loro la crescente popolarità (ed il diritto di venire trasmessi dagli studi di Fuji TV), binomio nel vero senso della parola, visto che a sostituire la precedente ragazza immagine ci avrebbero pensato Jackie Sato e Maki Ueda, il duetto che si sarebbe affermato sul ring, nei negozi musicali e al botteghino con il nome di Beauty Pair.
Il loro successo si rivelò decisivo per convincere la futura farfallina ad approcciarsi a questo tipo di spettacolo e d'altro canto un profilo come il suo corrispondeva alla visione del business del promoter di riferimento della federazione Takashi Matsunaga, per questo il matrimonio sapeva da fare, anche se nuova aspirante era troppo esile rispetto agli standard richiesti e così verso la fine del 1977, Mimi Hagiwara si poteva considerare una lottatrice a tempo pieno, trovando modo di debuttare ufficialmente all'inizio dell'anno successivo contro la collega assieme alla quale avrebbe scalato le gerarchie della compagnia: Toshimi Yokota, la futura Jaguar Yokota.
La formazione di entrambe era stata affidata al responsabile tecnico Kunimatsu Matsunaga, il quale oltre al ruolo di arbitro si occupava degli allenamenti forte della sua esperienza nel campo della boxe. Sotto alla sua supervisione, la piccola cantante avrebbe accumulato una decina di chili in termini di massa muscolare, abbastanza per attenuare in parte la durezza dei colpi e delle cadute e non stravolgerne una struttura fisica che presentava il vantaggio di renderla una perfetta inseguitrice da contrapporre ad avversarie più forzute.
Dopo un avvio di stampo piuttosto tradizionale in cui la novizia veniva sconfitta agilmente dalle senpai o dalle gaijin ospiti in terra giapponese, grazie al lavoro dell'allenatore, Mimi cominciò a venire considerata un osso duro da battere per chiunque le si parasse davanti, collezionando molti pareggi a causa del raggiungimento del tempo limite, spesso andando più vicina le alla vittoria di quanto non riuscisse a fare la controparte.
Mimi Hagiwara vs Hiroko Komine - 1979 AJW TV
Questi incontri dell'attrice/cantante seguivano un canovaccio piuttosto preciso, lasciando all'avversaria di turno un illusorio vantaggio iniziale rotto da un contrattacco fulmineo e basato sulla sottomissione oppure sulla volontà di ricreare delle piccole sfide pugilistiche, le quali più di una volta si concludevano sorprendentemente a suo favore.
Se il primo triennio di attività si rivelò alquanto scarno in termini di vittorie, questo modo di proporne al tempo stesso forze e debolezze l'aveva in qualche modo protetta in previsione della futura uscita dal bozzolo che sarebbe arrivata nel 1981, l'anno in cui il suo lato da attrice e quello di lottatrice avrebbero attirato l'attenzione di un pubblico più vasto.
Mimi Hagiwara si esibisce in una lunga sequenza di scambi diretti in stile boxeur contro Chino Sato - Settembre 1980, AJW TV
Nel corso dell'anno precedente, la Hagiwara - accompagnata dalla collega Jumbo Hori - era stata richiesta da una produzione hollywoodiana che stava realizzando con la regia di Robert Aldricht un film dedicato al wrestling di coppia femminile intitolato All the marbles (Californian dolls). La pellicola non incontrerà un particolare favore nella critica e nelle vendite ai box, eppure quella comparsata aveva accresciuto il prestigio in patria del duo, tanto da convincere la dirigenza a puntare maggiormente sulla propria idoru, specie in considerazione del fatto che le Beauty pair stavano cedendo il passo a causa del limite anagrafico autoimposto dal regolamento interno, il quale aveva già imposto il ritiro alla Ueda e che ormai stava per calare sull'altra componente del duo.
Il ricambio generazionale stavolta avrebbe puntato però in una duplice direzione, una dedicata agli appassionati del lato "sportivo" della disciplina, l'altra a quelli più interessanti allo spettacolo di contorno e di costume. La Yokota con la sua pulizia di esecuzione incarnava la prima strada, la seconda invece portava a Mimi e ai suoi body bianchi ed i suoi costumi di scena tanto elaborati da ottenere una propria linea di capi firmati.
La nuova era si aprì ufficialmente il 25 Febbraio, la notte in cui l'allora Rimi Yokota sfidò Jackie Sato per la cintura massima WWWA, mentre la rivale di quest'ultima Yumi Ikeshita avrebbe difeso la sua white belt dall'assalto della Hagiwara.
Yumi Ikeshita vs Mimi Hagiwara - 25 Febbraio 1981, AJW TV
Per tutta la durata della sfida, l'ex Black pair aveva sfogato la propria aggressività sulla più aggraziata sfidante, prendendone di mira specialmente la sua gamba destra e scagliandola a più riprese fuori dal quadrato, eppure malgrado i vari pestaggi subiti, la più giovane era stata capace di tornare ogni volta alla carica, anche quando nelle ultime battute sembrava non essere più in grado di rialzarsi, il momento in cui con una culla tanto improvvisa quanto inaspettata aveva chiuso la contesa portando a casa il primo vero trionfo da lottatrice, seguito nel giro di un'ora dalla conquista del primo alloro da parte della sua compare di avventura.
Ad affiancarle nelle posizioni apicali delle gerarchie interne si era presto aggiunto un altro nome in rampa di lancio, quello di Devil Masami, l'antagonista principale di questo nuovo grazie al suo rinnovato gruppo di discepole chiamate Devil's Gundan assieme alle quali avrebbe dato vita alle tante battaglie trasmesse in molti paesi esterni al Giappone, inclusa l'Italia, dove grazie al lavoro al commento di Tony Fusaro la "farfallina bianca" é stata percepita come una vera e propria icona del catch, forse anche oltre quella che era la considerazione che la stessa AJW nutriva per lei, almeno per quanto riguarda l'aspetto competitivo.
Dal punto di vista artistico invece, lo zenjo aveva deciso di provare a riproporre la figura della cantante all'interno degli spettacoli e per questo motivo si era deciso di farla tornare a cantare incidendo un nuovo disco intitolato Stand Up! lo stesso titolo di uno dei pezzi più significativi di questo nuovo lavoro attuato sotto l'egida della Orange House che includeva anche l'altra hit chiamata Broadway dreams.
Mimi Hagiwara, Broadway dreams - 19 Luglio 1982, AJW TV
Le canzoni, i balli e gli ingressi in scena evoluti di pari passo con all'utilizzo di costumi sempre più elaborati in chiave maliziosa, aveva presto fatto emergere le sue doti di seduttrice attirando una buona fetta di spettatori di sesso maschile, una fascia di mercato accontentata prontamente dalla compagnia con la commissione alla casa editrice Atago Shobo e al fotografo Sei Taniguchi di un fotolibro a sfondo erotico totalmente dedicato alla sua protagonista, un titolo dal titolo emblematico e per certi versi riecheggiante il tema hollywoodiano, Burning Youth, ma perlopiù rivolto al suo pubblico di riferimento, quella gioventù che nel Novembre dello stesso anno l'avrebbe eletta in qualità di atleta dell'anno all'interno dell'apposito concorso promosso dal tabloid nazionale Sunday Mainichi.
Copertina di Burning Youth (Atago Shobo editrice)
Oggetto del desiderio fuori dal ring dunque, ma non all'interno di esso, poiché dalla fatidica vittoria di Febbraio la Hagiwara era a tutti gli effetti diventata una sorta di Davide in grado sconfiggere il Golia di turno, incluse le combattenti americane che progressivamente stavano perdendo quell'aura di imbattibilità dovuta all'apparente maggiore esposizione della disciplina negli states.
Uno status forse non sufficiente per poter ambire alla cintura più prestigiosa, ma abbastanza per potersi togliere soddisfazioni in altre categorie come quella di coppia, dove aveva trovato in Yukari Omori la partner ideale, una compagna in grado di aggiungere centimetri e muscoli, ma senza snaturare la naturale predisposizione ad incassare per poi restituire, tant'é che la loro vittoria delle cinture dedicate - sfida per la quale aveva dovuto rinunciare alla sua All Pacific belt - é avvenuta in una modalità molto simile a quella con cui Mimi aveva sconfitto la Ikeshita: subendo per larghi tratti per poi trovare una colpo di coda a sorpresa al fotofinish, quando pure il tempo a disposizione stava per scadere.
Nancy Kumi & Jumbo Hori vs Mimi Hagiwara & Yukari Omori - 9 Novembre 1981, AJW TV (Okinawa Okuyama Gymnasium)
Teche e trappole
Gloria e celebrità però offuscavano i loro effetti negativi sulla diretta interessata, i primo luogo riguardo alla sua condizione fisica: il già citato sviluppo muscolare stava perdendo progressivamente la sua efficacia nel proteggerla dai duri colpi incassati nel corso delle sue esibizioni, in particolare la zona relativa al bassoventre ed al bacino iniziava a presentare danni che avrebbero influenzato pesantemente gli eventi successivi al suo ritiro.
A questi problemi di carattere personali si andavano ad aggiungersi quelli legati al suo rapporto con le frange più estreme dell'opinione pubblica all'interno della quale figurava una piccola parte di commentatori i quali vedevano di cattivo occhio i suoi costumi di scena ritenuti troppo disinibiti e quindi diseducativi nei confronti di un pubblico che dal canto proprio stava iniziando ad includere un certo tipo di appassionati disposti a tutto pur di entrare in contatto con questa icona sexy, nel vero senso della parola: di sera in sera infatti andarono a moltiplicarsi episodi di molestie nei suoi confronti durante il ingresso in scena.
La gente faceva di tutto pur di avvicinarsi a lei, pur di toccare quel suo corpo così appariscente e così apparentemente accessibile, come quei collezionisti di farfalle che intrappolano queste creature per esporle in una teca. O come quegli stessi collezionisti in senso metaforico che tante battute maliziose ispirano ancora oggi, se non fosse che in questo caso si tratta di episodi negativi che hanno causato sofferenze ad una persona.
A chiudere questa spirale di negatività c'erano le consuete malelingue, le stesse che hanno associato per anni (in termini negativi) la pratica del wrestling femminile all'omosessualità, creando persino delle illazioni sulla passione che nutriva l'ex asso Jackie Sato nei suoi confronti, voce che non ha mai trovato alcun fondamento da parte delle dirette interessate, se non qualche frammento decontestualizzato di intervista alla sua associata Maki Ueda, il tutto ovviamente montato ad arte per sostenere questa tesi.
Uno spettatore cerca di toccare Mimi Hagiwara, 1983.
Tutti motivi che renderanno il 1983 il suo ultimo vero anno di attività, nonché quello della piena maturità in termini di performance: incurante degli acciacchi e dopo aver perso sul finire dell'anno precedente le cinture a causa delle tattiche scorrette delle Gundan, la ragazza aveva deciso di tornare a lottare in singolo per riconquistare la cintura bianca che aveva abbandonato e per farlo avrebbe dovuto sfidare l'americana Judy Martin (ironia della sorte un profilo che transiterà in seguito con successo nel mondo dei tag team), riuscendo a sconfiggerla in più occasioni malgrado le false lamentele di quest'ultima per essere stata sconfitta in maniera scorretta.
Durante il corso del suo regno finale da campionessa, Mimi incontrerà colei che in seguito sarebbe diventata in seguito l'erede sua, delle pair e della Fumiake, ossia la giovane Chigusa Nagayo.
Mimi Hagiwara vs Chigusa Nagayo - 23 Settembre 1983, AJW (Toda City Sports Center)
Per quanto l'era delle Crush Gals dovesse ancora arrivare, la Nagayo stava già mostrando il fuoco sacro che animava i suoi combattimenti, la stessa grinta con cui fin dal primo rintocco di campana aveva aggredito la campionessa usando in parte lo stesso approccio pugilistico ed in parte le sue abilità di karateka. Un furore contrastato con veemenza da quella che per una sera non sembrava affatto la solita farfallina in grado di pungere come un'ape, bensì una guerriera decisa a non concedere neanche un centimetro alla giovane promessa.
Lo scontro é stato un continuo botta e risposta, come se le 2 si trovassero di fronte ad uno specchio, tanta era la somiglianza tra il loro modo di interpretare la disciplina e la volontà di superarsi a vicenda tra colpi diretti e tecniche di sottomissione a parti invertite, fino ad arrivare all'ultimo scambio di back suplex, dove nessuna di loro era riuscita a tenere la posizione di schienamento per i fatidici 3 secondi, così come nessuna era riuscita poi a rialzarsi autonomamente in piedi dopo essere entrambe svenute a terra.
Una situazione che Chigusa avrebbe vissuto nuovamente 2 anni più tardi contro Devil Masami, ma se quello sarebbe stato il penultimo passo prima della consacrazione, questo invece può essere considerato il primo del suo lungo percorso ed al tempo stesso l'ultimo grande incontri della Hagiwara, la quale avrebbe abbandonato nuovamente la cintura dopo qualche mese a causa della sua volontà di ritirarsi all'inizio del 1984: avrebbe fatto comunque in tempo a vedere la nascita della Gals, ma in modo distaccato, lasciando loro i riflettori con la stessa discrezione con cui si é congedata dal pubblico il primo Aprile pareggiando ancora una volta in una breve esibizione contro Taranchela, l'alter ego mascherato dell'amica fraterna Wild Kazuki, anch'essa decisa a ritirarsi nella stessa occasione per via dei molti infortuni patiti.
Cerimonia di congedo di Mimi Hagiwara e Wild Kazuki, 1 Aprile 1984
Le sognanti Farfalle si scuotono
L'addio al ring non corrispose però ad un distacco dalla famiglia Matsunaga, visto che nel corso dell'annata aveva sviluppato una relazione a fari spenti con Yoshitaka, il figlio del proprietario di riferimento della AJW, Takashi. La notizia però diventerà di pubblico dominio solo 4 anni dopo grazie all'annuncio ufficiale delle nozze, un evento particolarmente carico a livello emotivo, dato che la stessa Mimi rivelerà anche un altro particolare piuttosto triste della sua vita, ovvero le sue difficoltà a portare avanti una gravidanza a causa dei molti traumi riportati al bacino.
Questo dettaglio purtroppo si rivelerà fatale nello sviluppo successivo della loro vita coniugale, poiché l'impossibilità di concepire un erede verrà visto con una certa insofferenza da parte del potente clan Matsunaga, motivo per cui dopo appena un biennio le coppia ha divorziato senza troppi indugi o rimpianti, specie da parte dell'ex moglie, per la quale non solo le porte lavorative rimanevano aperte in qualità di modella ed attrice, ma soprattutto perché grazie all'inattività ha potuto in seguito recuperare pienamente in termini di salute e di armonia interiore, prima trovando la propria vocazione interiore all'interno della comunità ortodossa di Hiroshima dedita al santo Charbel Makhlouf e poi risposandosi con un dipendente d'azienda di ben 13 anni più giovane.
La nuova esperienza amorosa le ha portato in dote 2 figli naturali e l'adozione di un terzo ragazzo figlio di conoscenti che lo hanno abbandonato dopo una serie di maltrattamenti, divenuto anche per questo motivo il più affezionato del trio. D'altro canto però, anche questa storia é finita con il naufragare a causa della differenza di vedute tra i coniugi, specie a causa della voglia da parte di lei di rimettersi in gioco ed abbandonare il ruolo di casalinga a tempo pieno, motivo per il quale dopo il divorzio ha ripreso ad esibirsi come attrice di teatro mettendo in piedi una sua attività personale, facendosi coadiuvare dagli stessi figli.
A 66 anni si può dire che Taemi abbia smesso di librarsi in aria per farsi inseguire, trovando infine il giusto equilibrio tra la vita pubblica e privata per poggiare finalmente le proprie ali.