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Tagite i cavei volume 2 | Calle joshi

Calle joshi

Storia | By Poppo • 27-02-2021

I kamikiri che hanno reso grande la AJW

Nella prima uscita di questa rubrica dedicata agli incontri che hanno visto mettere in palio i capelli delle partecipanti, é stato dedicato molto spazio alle contese meno reclamizzate in quanto proposte da realtà minori o perché avvenute entro quella fascia temporale che ha visto progressivamente calare l'attenzione mediatica sul wrestling femminile giapponese.

Questo secondo articolo va a coprire esattamente il periodo precedente, quello dei match visti da tutto il mondo che hanno reso grande il movimento sotto la bandiera dalla All Japan Women's Pro-Wrestling e che godono tuttora di grande fama e critica favorevolissima. Il rischio é quello di ripetere quanto é già stato detto e scritto in passato da altri commentatori ed appassionati, ma l'importanza di queste storie, delle loro interpreti e della loro influenza esercitata sulle generazioni successive rende queste rripetizioni quasi obbligatorie, anche se in fondo questo continuo tramandare ne testimonia la grandezza.

7 Maggio 1983 - La Galactica vs Jaguar Yokota

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A 21 anni Rimi Yokoya non era la più giovane a calcare i ring dello Zenjo e di certo non si distingueva fisicamente all'interno di un roster che comprendeva atlete più slanciate e muscolari come Devil Masami e Jumbo Hori o minute annientatrici di giganti come Mimi Hagiwara, in compenso rispetto a questi grandi nomi dell'epoca aveva qualcosa che le altre non avevano, la cintura di campionessa mondiale, strappata direttamente dalla vita dell'icona della generazione precedente, Jackie Sato.

Era il 1981, Rimi aveva piantato saldamente al tappeto le spalle la componente delle Beauty pair dopo aver resistito alla sua Brainbuster ed al successivo tentativo di sottomissione, la stessa combinazione che l'aveva soggiogata un anno prima, quando aveva appena raggiunto il triennio di attività. Una svolta epocale, secondo alcuni non propriamente accolta bene da parte dell'ex campionessa (sospetti rafforzati dal fatto che la Sato poco dopo il passaggio di consegne aveva lasciato la federazione per mettersi in proprio) fatto sta ce da allora il nuovo volto della AJW sarebbe stato per diverso tempo quello di Jaguar Yokota.

Prima di lei però c'era stata una straniera a detronizzare l'ormai pensionata ace, una ragazzotta canadese proveniente dal mondo del culturismo con zero esperienza ma una forte passione per il wrestling sviluppata guardando gli spettacoli della Stampede organizzati dalla famiglia Hart. In Rhonda Sing i proprietari (la famiglia Matsunaga) vedevano qualità opposte a quelle di Rimi: una lottatrice grezza e più avanti d'età rispetto ai loro standard, ma dotata del giusto look da mostro inarrestabile, perfetto da contrapporre alle beniamine nipponiche, in due parole Monster Ripper. L'incrocio tra le due era inevitabile e nel 1983 si stavano già verificando i presupposti per la loro battaglia titolata, quando di colpo arrivò a scombinare i piani un'altra gaijin proveniente dal Messico e più misteriosa di Rhonda.

Pantera Sureña già all'epoca aveva accumulato un discreto curriculum in termini di luchas de apuestas alternando più sconfitte che vittorie, nella maggior parte dei casi ci era andata di mezzo la cabellera, ma in quello più importante disputato con la leggendaria Lola González ci aveva rimesso la propria maschera, elemento al limite della sacralità per tutti i luchadores e le luchadoras. Non esattamente un fiore all'occhiello della sua reputazione e probabilmente il motivo principale che la spinse ad adottare una nuova identità per il suo tour in Giappone, non più quindi pantera del Sud bensì lottatrice spaziale: La Galactica.

Un radicale rinnegamento del proprio passato e della propria cultura di appartenenza dovuto non tanto al cambio di nome, bensì al cambio di mascara, una cosa ritenuta gravissima da parte della tradizione luchistica che imponeva la resa pubblica dell'identità dopo aver perso una lucha de apuesta

Fortunatamente, in un mondo ancora sprovvisto di internet e dove le informazioni personali ancora non erano a portata di tutti, Lidia (il suo vero nome) riuscì a nascondere facilmente la propria identità ai propri conterranei e ad esibirsi senza problemi di fronte al suo nuovo pubblico mettendo nuovamente la propria maschera in palio, in cambio però dell'opportunità di vincere la Red belt detenuta da più di 2 anni dalla Yokota e di prendersi il suo scalpo.

Al suo ingresso nell'arena di Kanagawa, la messicana si era fatta scortare dalla Ripper: le due avevano deciso di collaborare formando la classica alleanza straniera intenzionata a mettere in discussione la supremazia giapponese nel puroresu. Niente di nuovo o di diverso da quanto avveniva nel caso delle comparsate delle americane o delle sue connazionali, attrazioni speciali che avevano lo scopo di solleticare l'orgoglio nazionale di un paese da sempre fiero di sé e che aveva ormai da tempo superato pienamente la ricostruzione post-bellica.

Come facilmente intuibile quindi, l'incontro si era trasformato velocemente un handicap match viste le continue interferenze della grande alleata, pronta a disturbare l'azione ogniqualvolta La Galactica si trovava in difficoltà al termine degli scambi a terra - molto ispirati all'azione proposta dalla Lucha libre - dai quali quest'ultima finiva sempre sconfitta.

La mancanza di sanzioni da parte dell'arbitro e la difficoltà nel mantenere il controllo dell'azione finirono per logorare i nervi della campionessa, spingendola prima a provare lo smascheramento della rivale a gara in corso - rischiando lei stessa la squalifica, secondo le regole messicane - e poi a reagire colpendo con la sedia chiunque le finisse sotto tiro, finendo però vittima dell'ennesima interferenza, quella decisiva: un devastante splash dal paletto da parte della canadese si sarebbe rivelato sufficiente a stenderla definitivamente, consentendo al mostro di posizionare la messicana sopra il suo corpo esanime dandole titolo e cabellera, la seconda rivendicata con il proseguimento dell'attacco da parte delle rudas anche dopo il suono finale della campanella.

Ritaglio di giornale recante la notizia della vittoria da parte di Pantera Sureña

La notizia trapelò in patria, senza menzionare il cambio di identità o alla maschera, forse perché a prevalere fu l'orgoglio nazionale per la prima luchadora ad aver vinto la cintura WWWA.

Yokota si rivarrà dopo appena un mese riprendendosi ciò che le apparteneva e non solo, poco tempo dopo andrà in Messico a ricambiare la visita di cortesia: un viaggio fondamentale per la formazione della futura "allenatrice delle leggende" nonché dell'attuale lottatrice più anziana ancora in attività.

Dump Matsumoto vs Chigusa Nagayo: andata e ritorno

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Dump Matsumoto vs Chigusa Nagayo - 28 Agosto 1985

Passano 2 anni e la generazione della Yokota e della Masami era giunta alle soglie del ritiro a causa della rigida regola dei 26 anni, ma per il cambio della guardia era già pronto un nuovo plotone di superstar diviso su due fronti, quello delle Crush Gals, il duo più amato in assoluto dalle ragazzine giapponesi e quello delle Gokuaku Doumei, la fazione di fuorilegge che perseguitava le beniamine attraverso tattiche scorrette e l'uso estremo di armi ed aggressioni prima, durante e dopo l'incontro nei confronti di tutti, arbitri e addetti ai lavori inclusi.

La popolarità di Chigusa Nagayo era perfettamente complementare all'odio suscitato da Kaoru Dump Matsumoto, una rivalità iniziata a livello di bande per la conquista della divisione di tag team e diventato con il passare del tempo sempre più personale proprio per via del ruolo di leader ricoperto dalle due.

Nel 1985 l'atroce alleanza si era presa diverse vittorie sulle Gals, prima strappandogli le cinte di coppia per poi infierire ad ogni occasione valida, incluse varie comparsate nelle trasmissioni locali dedicate ai ragazzi, a volte romanzate, altre in presa diretta.

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Ma questo non bastava ad una Matsumoto che non poneva limiti alla sua sete di violenza, una sete che l'avrebbe spinta a lanciare un kamikiri come sfida estrema per poter sfregiare il monumento nazionale per eccellenza e Chigusa, da eroina del momento, non poteva certo tirarsi indietro, pur sapendo che avrebbe dovuto affrontare non solo la più imponente avversaria, ma anche tutto il resto della sua banda, forse addirittura il direttore di gara.

L'arbitro Shiro Abe (morto recentemente nel 2017 a 67 anni) era un personaggio particolare, la prima versione di arbitro corrotto nel mondo del puro e da subito era entrato nell'orbita delle Doumei per spingere al limite le loro scorrettezze, spesso finendo per svolgere il ruolo di punchball subendo le rivalse delle lottatrici buone, una sorta di scudo umano sempre pronto però a contare velocemente in favore delle proprie alleate, motivo per il quale non venne designato a dirigere questa grande occasione, compito assegnato invece a Josè Torres, fischietto di origine messicana che ha calcato i ring dello zenjo a cavallo tra gli anni ottanta e novanta.

Nonostante ciò, il ruolo nella contesa del sostituto sarebbe stato decisivo per neutralizzare i tentativi di riequilibrare i conti da parte di Lioness Asuka, consentendo di contro alla Matsumoto di utilizzare tutte armi a sua disposizione, a partire da...Un sostituto.

Al momento dell'ingresso tutta la sua compagine si presenta mascherata, ma colei che si era presentata con le sue sembianze in realtà è Crane Yu, la più simile a lei per fattezze e movimenti. Un paradosso, dato che era stata cacciata malamente dal gruppo poco tempo prima a causa di una sconfitta patita contro la stessa Dump nel corso del Japan Grand Prix, per poi venire brutalmente malmenata durante un successivo 1 contro 1 tra compagne di squadra.

Il sotterfugio era riuscito ad ingannare tutti, consentendo alla leader delle Doumei di iniziare ad usare tutto il suo arsenale di armi: la catena, il cesto dell'immondizia, la mazza da kendo, tutti i trucchi ereditati dalla sua maestra Masami nel corso del suo apprendistato, al contrario a Chigusa viene impedito non solo l'uso delle armi, ma persino delle corde per liberarsi dalle sottomissioni. Una lotta improba, persino per la più tifata di tutte, per la maestra dei comeback più disperati, il cui unico spiraglio si era creato solo nel momento in cui il direttore di gara era stato messo fuori gioco dopo aver cercato di bloccare da ambo le parti l'uso delle forbici. Un tentativo vano poiché Kaoru era riuscita ad usare a suo favore colpendo la rivale e lo stesso Torres.

Nemmeno una disperata Sharpshooter condita dalle lacrime e dal sangue di Chigusa erano state sufficienti a ribaltare questa situazione disperata: la tattica di trascinare sistematicamente la propria nemica dentro e fuori dal ring e di colpirla con tutte le armi e le alleate a disposizione le aveva impedito di rialzarsi durante l'ultimo fatidico conteggio di 10, scatenando le urla di dolore delle sue atterrite fan: orde di ragazzine piangenti che si strappavano i capelli per le ingiustizie patite dal loro idolo, mentre Lioness Asuka cercava di farsi strada sul ring per difendere l'amica venendo ancora una volta respinta da Condor Saito e Keiko Nakano, pronte a tenerla ferma per l'esecuzione sommaria da parte della loro leader.

Una macchia troppo grande per non venire ripagata con la stessa moneta.

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Dump Matsumoto vs Chigusa Nagayo - 11 Luglio 1986

Ad un anno di distanza il secondo atto: stesso arbitro, ma stavolta la Nagayo si era portata dietro alcune rookie per cercare di arginare le atroci alleate della Matsumoto, la quale sfoggiava una nuova cresta coloratissima come segno provocazione aggiuntiva. Gli accorgimenti di Chigusa si sarebbero subito rivelati inutili, spazzati via dalla solita gigantesca rissa che inevitabilmente avrebbero coinvolto in primis l'arbitro - ormai diventato bersaglio fisso della gang - e poi il resto delle partecipanti, lasciando la Nagayo nuovamente in balìa delle angherie delle cattive, il cui inventario delle armi si era ampliato al punto tale da includere persino nunchaku e la temuta spada della Matsumoto, qui usata per infierire sulle ferite della protagonista, ridotta da subito ad un cumulo di sangue a causa di una brutta botta rimediata al naso.

Stavolta però allo smisurato uso della violenza la Nagayo aveva risposto con altrettanto cuore, sospinta da un pubblico mai così infervorato e deciso a sostenerla con delle urla difficilmente misurabili in decibel e probabilmente solo intuibili dai documenti filmati all'epoca: la sconfitta precedente non aveva minimamente intaccato il suo status, anzi lo aveva ulteriormente cementato fornendole una vera e propria ragione d'essere, quella di sconfiggere a sua odiata rivale.

E il miracolo sarebbe avvenuto, seppure nel momento meno atteso: in un brevissimo spazio di tempo, nell'unico momento in cui Dump si distrae dalla sua scia di distruzione per aizzare il pubblico, convinta di aver già vinto lo scontro, sufficiente a creare una culla per strappare un conteggio di 3 molto incerto e veloce, così tanto da non venire subito percepito dal tavolo di commento, ma solo dalle spettatrici sugli spalti che ormai erano totalmente fuori controllo. La bestia era stata battuta e non domata, ma questo non aveva importanza, la vendetta si era compiuta.

La reazione della Matsumoto da subito si era focalizzata per l'ennesima volta abusando dell'arbitro e nessuno pareva in grado di placare la sua ira, nessuno ad eccezione della sua nemica mortale, quasi incapace di stare in piedi da sola ma abbastanza lucida da invitarla a tornare sul ring per onorare la sua promessa senza vigliaccheria.

L'onore si era sostituito alla furia spingendo Kaoru ad accettare il verdetto, facendosi tagliare i capelli al centro del ring mantenendo una posa fiera e rabbiosa. Un sussulto di dignità subito rotto dalla sua successiva aggressione ai danni dell'arbitro: la guerra era finita, ma e la Matsumo era caduta, ma era caduta in piedi come si suol dire.

11 Gennaio 1991 - Bull Nakano & Kyoko Inoue vs. Aja Kong & Bison Kimura

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Altra generazione, altre protagoniste, la fine delle Gokuaku Doumei aveva creato due nuove star, sempre contrapposte tra buone e cattive: ironia della sorte, a prendere il posto della Nagayo era toccato alla principale allieva della Matsumoto, quella Keiko Nakano che aveva mantenuto il look esuberante, fatto di capigliature laccate e colorate delle più varie sfumature di verde, ma anche l'armaentario con i suoi nunchaku che padroneggiava con estrema disinvoltura. Le ragazze acqua e sapone non erano più il target di riferimento, si poteva quindi osare qualche sfumatura di grigio in più e Keiko Bull Nakano era la perfetta combinazione di abilità e carisma per riempire il vuoto della precedente poster girl.

Sua rivale era diventata la sua ex compagna di tag, una ragazza che nelle grandi occasioni si vedeva defilata a bordo ring ma che nel corso del tempo aveva iniziato a far valere maggiormente la sua presenza, allo stesso modo in cui si era evoluta la sua maestra all'ombra di Devil Masami. Quella ragazzina nel 1991 era cresciuta anche in termini di stazza, diventando sufficientemente grande da meritarsi il cambio di appellativo, così Erika Shishido si era guadagnata il nome con il quale é famosa ancora oggi, Aja Kong.

La separazione dalla Nakano non era stata priva di conseguenze: la più importante era stata ovviamente la nascita di una nuova fazione, le Jungle Jack assieme alla compagna di stanza dai tempi del suo approdo al dojo AJW nel 1986, Bison Kimura e ad un gruppo di giovani reclute presenti più che altro a scopo formativo. Un modo di ripercorrere le orme di di chi l'ha preceduta in tutto e per tutto, seppure abbandonando i trucchetti per vincere per puntare tutto sul dominio della forza bruta del duo, ma con lo stesso obiettivo: vincere e umiliare le nemiche e nel caso di Bull, l'umiliazione doveva per forza di cose passare per i capelli.

Per affiancare la Nakano in questa sfida si era offerta come volontaria Kyoko Inoue, una delle novità più apprezzate del momento, un'esplosiva combinazione di forza fisica ed agilità in grado di accattivarsi il favore del pubblico anche grazie al suo vestiario molto simile a quello di Ultimate Warrior, al punto tale da riuscire a superare molto velocemente la fase di noviziato conquistandosi ad appena due anni dal debutto. L'ideale per contrastare la spalla di Aja (con la quale condivideva la stessa classe) e mettere pepe ad una gara già pregna di contenuti, al punto tale che gli ingressi in scena non fanno in tempo a terminare che la rissa fuori dal ring era già iniziata.

Tutto in perfetta continuità, inclusa la cresta della Kong e la pittura sul viso, simile in tutto e per tutto alla sua amata maestra. Questo incrocio tra le due vere sfidanti é stato costruito non solo a base di colpi, ma anche di sguardi, di gesti, di un magnetismo tipico delle grandi rivalità, perfettamente dosato con estrema cautela lungo tutto il corso della contesa grazie alle comprimarie, Bison con il suo lavoro oscuro nell'isolare la Nakano e Kyoko con i suoi voli fuori e dentro al ring, segni di un modo più veloce e frenetico di interpretare la disciplina che stava ormai prendendo piede.

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Le beniamine del pubblico erano a giocare meglio di squadra, mettendo prima fuori gioco la Kong e poi tartassando per bene l'anello debole del quartetto. Per le discepole del male, l'esame si era rivelato infine un fallimento, un esito accettato senza discutere come fatto dalle loro progenitrici, o almeno questo fece la Kong, mentre alla Bison ci sarebbero voluti diversi minuti per chiudere gli occhi chiusi e rassegnarsi alla rasatura, tanto da spingere la compagna a costringerla ad aprirli e prendere coscienza della sconfitta.

La vera forza di Aja in quel momento era tutta nel suo personaggio e dall'anno successivo riuscirà ad esprimersi anche nei combattimenti in tutta la sua furia devastante, ma nel frattempo i riflettori erano tutti per Bull.

15 Luglio 1992 - Manami Toyota vs Toshiyo Yamada

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In questo caso la dicotomia buone e cattive viene a mancare: Manami Toyota e Toshiyo Yamada avevano lavorato per la maggior parte del tempo dalla stessa parte, al più la Yamada aveva affiancato qualche volta lottatrici cattive, ma in maniera ben lontana dagli sfoggi di aggressività visti in precedenza. Entrambe avevano debuttato assieme lottando sia contro che assieme e mostrando da subito un'ottima alchimia grazie al loro essere performer agli antipodi: dinamica ed acrobatica Manami, statica ma estremamente efficace nel suo stile marziale per quanto riguarda Toshiyo.

L'aspetto esteriore e la sua fantasia nell'inventare nuove tecniche aveva portato Manami ad andare oltre la divisione di coppia bruciando le tappe per affacciarsi alle porte del main event, seppure ancora saldamente in mano alla "vecchia guardia", per cui intanto dovette accontentarsi del titolo IWA, una cintura portata anni prima da Monster Ripper dopo averla conquistata Stampede che aveva ammirato da ragazzina e che aveva respinto la sua richiesta di potersi esibire per loro quando era ancora agli inizi.

Dopo averla conquistata da Kyoko Inoue, Manami aveva deciso di nominare come sfidante proprio la Yoshida, la quale nel mentre era diventata la sua bestia nera: negli ultimi scontri infatti non era mai riuscita a sconfiggerla e nella maggior parte delle occasioni era stata fermata dallo scadere del tempo limite, senza riuscire ad applicare la mossa di sua invenzione, Ocean Cyclone Suplex.

Una situazione che oramai le stava sfuggendo di mano, tanto che nell'ultimo scontro Toshiyo aveva vinto eludendo tutte le finisher della rivale. Uno sberleffo che aveva mandato su tutte le furie Manami evidenziando la sua enorme competitività, al punto tale da spingerla a mettere in gioco cintura e capigliatura, rimuovendo qualsiasi limitazione temporale: alla fine della serata dovrà esserci una vincitrice e quella dovrà per forza essere lei.

Il protagonista principale della sfida doveva essere quindi L'Ocean Cyclon, ma per arrivare alla conclusione, la Toyota aveva optato inizialmente per l'uso della psicologia cercando di sfidare l'amica/rivale sul suo stesso terreno, quello delle prese a terra e soprattutto dei calci, il piatto forte di Toshiyo che dal canto suo non si lascia impressionare ripagando con la stessa moneta, se non di più, riuscendo persino a farla volare utilizzando una presa come la Stretch Muffler in rotazione.

Conscia di non poter vincere fuori dal proprio terreno, Manami era tornata al suo solito canovaccio di mosse aeree fatto di Moonsault e Missile dropkick, ma ancora una volta la sua bestia nera é in grado di rispondere adeguatamente, addirittura usando una serie di mosse dal paletto utilizzate da lei solo per le grandi occasioni.

Un vantaggio in questa guerra di nervi, ma non abbastanza per poterlo ottenere nella pratica dato che la frenesia dell'azione vede il momentum passare da una parte all'altra, senza però che una delle due riuscisse a tirar fuori dal cilindro la propria mossa risolutiva che arriva solo quando entrambe erano giunte allo stremo delle forze, il momento perfetto per l'entrata in scena della sua mossa risolutiva, ma anche il momento in cui Manami aveva realizzato le potenziali conseguenze della sua vittoria: il dover compiere un gesto terribile nei confronti di chi al di fuori della rivalità sportiva era sempre stata per lei una vera e propria amica.

Nonostante le lacrime e le suppliche agli addetti di rinunciare alla cerimonia del taglio dei capelli da parte della vincitrice, Toshiyo era pronta ad accettare questa umiliazione, anzi era stata proprio lei a convincere la Toyota ad onorare il proprio impegno e dopo una lunghissima discussione, alla fine la sconsolata Manami avrebbe effettuato il tanto atteso taglio, ormai conscia di aver vinto i capelli della rivale solo dopo aver perso del tutto la testa.