Calle joshi

Storia | By Poppo • 29-11-2020

L'esperimento (fallimentare) del titolo World Martial Arts

La maggior parte degli excursus storici inerenti la AJW spesso - e giustamente - si soffermano principalmente su ciò che ha reso grande la compagnia, quindi la sua forte presenza all'interno della cultura popolare, la vicinanza al pubblico giovanile, le lottatrici con i loro particolari personaggi ed ovviamente i match ancora oggi celebrati come il picco più alto raggiunto dal wrestling femminile a livello mondiale.

Di tanto in tanto però è giusto anche ricordarne gli insuccessi, non tanto per darne un'immagine negativa o per sminuire i meriti della creatura dei fratelli Matsunaga, del resto può capitare a tutti di avere intuizioni errate (o come si dice poco elegantemente a Venezia, Ciapàr cassi per ràvani) ma perché anche dalle cose più bizzarre o ricordate meno volentieri si possono ricavare maggiori dettagli sul contesto storico in cui si sono svolti gli eventi. Questo discorso si applica molto bene ad uno degli esperimenti meno riusciti dello Zenjo, ossia la categoria riservata alle arti marziali miste simboleggiata dalla sua apposita cintura, la WWWA World Martial Arts istutuita nel 1991 e ritirata nel giro di qualche anno dopo poche e disastrose difese senza grossi rimpianti.

To Shoot or not?

L'idea di introdurre nel wrestling regole e metodologie provenienti da altre discipline non era certo nuova in Giappone, basti pensare che a metà degli anni 80 aveva fatto la sua comparsa nelle scene la UWF, promotion la cui proposta attingeva fortemente dal mondo del kickboxing non solo per quanto riguarda lo stile e le tecniche di lotta dei suoi interpreti, ma anche a livello di regolamentazione degli incontri e del modo di organizzare gli incontri. Del resto la maggior parte dei lottatori e delle lottatrici si erano - o si stavano - formando nella disciplina dopo aver praticato in precedenza (specie da ragazzi) altri sport e in un paese come il Giappone dal quale provvengono molte discipline di contatto, la contaminazione è andata gradualmente a crescere sfociando in varie proposte, oppure è stata causa di forti contrasti tra le varie anime, tra le quali il volto più "feroce" dello shoot-style incarnato da Shinobu Kandori e sfociato nel bruttissimo confronto fisico avvenuto a danno di Jackie Sato che porterà di fatto al ritiro di quest'ultima ed alla spaccatura defintiva l'anima più tradizionale della JWP e la sua futura etichetta, le Ladies Legend Pro-Wrestling.

La stessa Kandori oltretutto era entrata nel mondo joshi proprio in virtù dei suoi successi ottenuti nel Judo e nelle intenzioni dei promoter doveva essere un'attrazione speciale in quanto rappresentante di una disciplina, allo stesso modo in cui la FMW stava proponendo la collega russa Svetlana Goundarenko, praticamente una battaglia per la supremazia delle scuole di lotta, idea dalla quale però si allontana molto la concezione della categoria World Martial Arts: se nei casi citati il tutto si traduceva principalmente nello scontro di stili e su stipulazioni aggiuntive alle regole tradizionali, ciò che i dirigenti dello Zenjo avevano in mente era un vero e proprio recinto che escludeva del tutto il wrestling; gli incontri infatti incorporavano in tutto e per tutto gli elementi principali dello Shoot boxing (altra disciplina nipponica) e non solo per via dell'obbligo di utilizzo dei guantoni, ma soprattutto per l'adesione totale alle limitazioni relative alle mosse includendo solo calci, pugni, gomitate e sottomissioni (queste ultime si vedranno raramente peraltro) e l'applicazione della suddivisione degli incontri in Round con la possibilità di vittoria per K.O. o per decisione dei giudici.

1993 - Bat Yoshinaga vs Susan Howard

Nel 1993 lo stato della nuova categoria era già in stato comatoso dopo soli due anni di esistenza: la scelta di focalizzarsi sullo Shoot Boxing non era stata particolarmente lungimirante poiché non vi erano sufficienti performer provenienti da quel modo o in grado di assimilarlo adeguatamente, anche per via della volontà di non coinvolgere le principali stelle del roster per evitare possibili imbarazzi, riducendo quindi la partecipazione alle giovani leve. Non a caso la cintura era stata assegnata ad una delle poche rookie in grado di padroneggiare adeguatamante più stili, l'ex kickboxer Bat Yoshinaga.

Dopo aver sconfitto le sue colleghe nella fase iniziale del suo regno (tra le quali l'unico nome di spicco rimane Kaoru Ito, allora agli esordi), l'attenzione della dirigenza si focalizzò nel cercarle avversarie provenienti dall'esterno, siano esse fighter, boxer o judoke per cercare di alimentare la competizione mantenendo quel senso di eccezionalità delle difese. L'apice di questo percorso è incontro di All Star Dream Slam, da sempre simbolo dell'era interprozionale nelle sue varie edizioni e che in questo esordio rivestiva una certa importanza essendo il venticinquesimo anniversario della nascita della federazione.

Per questo motivo viene assoldata come sfidante una lottatrice proveniente da oltreoceano, l'americana Susan Howard, boxer di medio livello proveniente dal circuito californiano dove si era ritagliata un discreto record iniziale nella categoria junior welterweight per poi lentamente scendere dalle graduatorie dopo aver perso contro Fredia "The Cheetah" Gibbs. Wrestling o no, si trattava pur sempre del vecchio trucco del gaijin invasore, valido per tutte le occasioni.

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(Prima parte) Bat Yoshinaga vs Susan Howard - 2 Aprile 1993, All Star Dream Slam, Yokohama Arena

Ciò che ne esce è il classico compromesso che non fa contento nessuno: gli spettatori di wrestling si trovano di fronte ad una sequenza monotona di colpi (essenzialmente pugni) privi di spettacolarizzazione o della benché minima piscologia in grado di dare un senso all'azione che si sta svolgendo, insomma di quegli elementi che si imporrà di coniugare Kana una ventina di anni a seguire; d'altro canto neppure gli appassionati di arti marziali miste devono confrontarsi con qualcosa di poco esaltante sul piano tecnico, vista l'assenza di colpi particolarmente validi e dall'assenza di un vero e proprio game plan figlio probabilmente anche di una scarsa comprensione delle regole, come testimoniato dal mancato utilizzo delle ginocchiate da parte della Howard fino a trequarti di incontro (aspetto che verrà recriminato dalla stessa nel promo post match).

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(Seconda parte) Bat Yoshinaga vs Susan Howard - 2 Aprile 1993, All Star Dream Slam, Yokohama Arena

Una stanca esibizione trascinatasi per una quindicina di minuti (di cui ne rimane meno di una decina nelle edizioni attualmente consultabili), più o meno quanto riservato solitamente alle allieve del dojo negli incontri di apertura degli eventi, anch'essi contraddistinti in favore di uno stile più improntato sull'amateur, con la differenza però che in quei casi si trattava di una scelta formativa per consentire alle giovani di affinare le proprie basi davanti ad un vero pubblico, mentre qui la collocazione all'interno dello spettacolo e l'ingaggio americano tradisce ben altre ambizioni. Invece, senza sussulti, la contesa termina con l'ovvia vittoria ai punti della giapponese, per la presunta gioia dell'ammutolito pubblico di casa.

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(Terza parte) Bat Yoshinaga vs Susan Howard - 2 Aprile 1993, All Star Dream Slam, Yokohama Arena

Purtroppo per Bat, questo sarà l'unico riconoscimento singolo ottenuto nella sua breve carriera che terminerà in parte per la mancata volontà di rinnovarle il contratto negli anni successivi ed in parte per gli infortuni che tra le altre cose la priveranno della cintura due anni dopo. I report di allora come quelli di chi ha revisionato recentemente questo evento sono concordi nel ritenere questo incontro il peggiore della card.

Per la cronaca, nel 1993 nasceva una delle società più importanti nel mondo delle MMA giapponesi, la Pancrase.

1995 - Fumiko Ishimoto vs Kumiko Maekawa

Dopo "la pausa di riflessione", la ripartenza rimane sul binario wrestling-arti marziali miste con le stesse modalità: una lottatrice giovane sotto contratto ed un'esterna ad "invadere" il territorio, da una parte Kumiko "Rie" Maekawa, dall'altra Fumiko Ishimoto, Kickboxer di cui si sa poco a livello biografico ma di cui si trovano in giro per la rete diversi incontri in varie federazioni nipponiche e tracce di articoli redatti in qualità di commentatrice della disciplina. Kumiko invece poteva vantare una formazione da karateka risalente ai tempi delle scuole e in quegli anni aveva terminato l'apprendistato iniziando ad ottenere i primi riconoscimenti in singolo nella categoria Junior ed in coppia dove si ritaglierà diversi successi con varie partner in quelli che saranno gli ultimi anni di splendore della AJW: proprio nel '95 la GAEA stava ponendo le basi della sua fondazione, aumentando una concorrenza che, unita ad una gestione economica non limpidissima (o perlomeno non abbastanza veloce da realizzare i progressivi cambiamenti del mercato), poteranno nel giro di un decennio al fatale declino.

Proprio in quell'ultimo periodo Kumiko otterrà il più grande riconoscimento vincendo addirittura la Red Belt, ma anche questa è un'altra storia.

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Fumiko Ishimoto vs Kumiko Maekawa - 21 Marzo 1995, AJW Wrestling Queendom, Osaka

Se a livello pratico la sostanza dei fatti resta invariato, complice l'assenza di variazioni nel regolamento, il risultato è quantomeno più apprezzabile sotto il profilo puramente stilistico: le due sfidanti infatti hanno sfruttato una gamma di soluzioni più ampie, specie nell'uso dei calci, ed in generali hanno mostrato meno timore nel tentare il contatto fisico, anche a costo di abbandonare la guardia correndo qualche rischio in più. Una parvenza di "realismo" però non sufficiente a colmare la già citata discrepanza nelle aspettative dei vari tipi di pubblico al quale si dovrebbe rivolgere questo tipo di contesa, men che meno ad interessare gli spettatori presenti, come testimonia l'imbarazzante rumore di fondo generato dal microfono registratore che regna dall'inizio alla sospirata fine, dove a trionfare a sorpresa sarà la Ishimoto, sempre ai punti.

Di fatto sarà l'ultima campionessa, il suo regno vedrà alcune difese senz'anima (tra le quali figura anche l'assalto dell'ex campionessa Bat Yoshinaga), dododiché la cntura verrà quietamente messa in soffitta alla fine dell'anno, ma non l'idea di tentare altri incroci di questo tipo. Nel corso dell'anno successivo infatti lo Zenjo proporrà diversi incontri etichettati come Boxing match o Kickboxing match, sempre comparti separati, ma con regole meno rigide e mantenendo l'idea di includere atlete provenienti da altri mondi da contrapporre alle proprie. A Kumiko toccherà nuovamente prendere parte a questo tipo di sperimentazione, ma quantomeno verrà affiancata da una recluta altrettanto esperta, Yoko Takahashi, ex fighter con la quale incrocerà spesso e volentieri le armi in ambe le situazioni.

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AJW TV (a partire dal minuto 17) - 8 Dicembre 1996, Ryogoku Kokugikan (Tokyo)

Salvo sporadici casi, le reazioni continueranno ad essere di fredda indifferenza, allo stesso modo il livello qualitativo degli scontri proposti oscilla tra minimi miglioramenti ed evidenti peggioramenti. L'idea di separare nettamente i contesti aveva ridotto queste esibizioni a scambi di colpi occasionali tra persone spesso e volentieri estranee al concetto di fondo e soprattutto private di qualsiasi mezzo per poter comunicare la benché minima cosa, sia pure un semplice record di vittorie e sconfitte a causa dell'assenza di continuità della proposta. Ma non sarebbe stato comunque joshi, o puroresu o wrestling e per una generazione cresciuta con le note delle canzoni delle  Beauty Pair, i poster delle Crush Gals e che poteva osservare sbalordita le prodezze di Bull Nakano e Manami Toyota, era davvero troppo da imporre.