Calle joshi

Storia | By Poppo • 10-09-2020

Ovvero la storica partecipazione della nostra Queen Maya

L'edizione di quest'anno del 5 Star GP si distingue dalle altre edizioni per l'assenza delle gaijin, ossia le lottatrici provenienti dall'estero: l'arcinota situazione sanitaria ha obbligato la Stardom a rinunciare alla "tentazione" di ingaggiare per l'occcasione talenti stranieri in grado di richiamare pubblico per dare spazio alle sue giovani promesse.

Negli anni passati invece hanno presenziato grandi nomi della scena femminile internazionale: la messicana di adozione Dark Angel (conosciuta come Sarita in TNA), le britanniche Viper (ogi Piper Niven), Kay Lee Ray, l'australiana (ma anche lei "adottata" da un'altro paese, sempre il Regno Unito) Toni Storm fino alle americane Kris Wolf, Kimber Lee e Tessa Blanchard; a questi paesi in grado di vantare una tradizione più che gloriosa, nel 2015 si è aggiunta anche l'Italia grazie a colei che per anni ha rappresentato il nostro paese in giro per i mondo diventando per le nostre connazionali un modello da seguire, una sorta di regina, lo stesso personaggio che ha sempre interpretato.

Regno familiare

Ancora oggi nonostante le fine effettiva della cosiddetta Keyfabe, molti wrestler tengono ad essere chiamati con il loro ringname per distinguere e proteggere il proprio personaggio dalla loro identità di tutti i giorni e questo è ciò che ha fatto Queen Maya per gran parte della sua carriera creando la sua gimmick da feroce despota partendo da un lato meno visibile della personalità di Adele Bernocchi, il suo vero nome all'anagrafe; eppure è importante per capire la sua storia sapere il suo vero nome, o meglio il suo cognome, lo stesso per legame di strettisima parentela di Emilio, lottatore conosciuto con lo pseudonimo di Mr Excellent e soprattutto fondatore della Italian Championship Wrestling, una delle promotion più conosciute sul nostro territorio. Grazie al fratello, Adele entra nel mondo del wrestling che adorava fin da bambina quando guardava in televisione la WCW ed il suo eroe Diamond Dallas Page.

Come altre ragazze prima di lei i suoi esordi non hanno a che fare con il lottato vero e proprio, ma è limitato ad accompagnare sul ring i colleghi maschi, nel suo caso faceva da valletta ad altri lottatori della compagnia, in particolare a Tsunami (al secolo Thierry Gerbore) ed al fratello che nel frattempo la allenava sul quadrato a riflettori spenti. Il debutto da lottatrice avviene nel 2006: paradossalmente in quello che probabilmente è stato il periodo di maggior popolarità del wrestling in Italia, il suo primo incontro avviene lontano dal patrio suolo, per la precisione in Svizzera nel cantone di San Gallo dove si trova ad attenderla c'erano altre 4 avversarie una battle royal d'apertura di uno show indipendente. La ICW in ogni caso è stata - e rimane ancora oggi - la sua casa e la sua palestra, ma allo stesso tempo anche i suoi inizi di carriera si sono distinti per la propensione a viaggiare, tant'è che dopo neanche un anno la si poteva vedere all'opera in Francia, dopo due in Inghilterra, al sesto anno di carriera potrà vantare partecipazioni in Germania e addirittura in Finlandia.

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2012 - intervista a Queen Maya a cura di Thierry Gerbore

Il Regno Unito però si è rivelato il luogo decisivo per la sua formazione e quando si parla della terra della regina in un modo o nell'altro bisogna passare la sua star più rappresentativa: Sweet Saraya, la cui famiglia oltre ad essere una dinastia (non solo nel senso figurato sul ring dalla sua stable) è stata uno degli epicentri del wrestling britannico di inizio millennio ed è proprio a casa Knight che Maya viene portata ad allenarsi ed a lottare, prima nella sua World Association Wrestling e nella promotion gemella dedicata esclusivamente alle donne (che evolverà in breve tempo cambiando nome in Bellatrix). In quel di Norwich, dove gli spettacoli si svolgono inizalmente in location improvvisate (inclusi pub), la nostra connazionale avrà modo di crescere assieme ad alcuni degli attuali top name a livello mondiale: Jetta, Kay Lee Ray, Nikki Storm (oggi Nikki Cross in WWE), la stessa Saraya durante il suo regno da campionessa in terra americana per la Shimmer e anche la sua giovane figlia Britani, la quale anni dopo diventerà famosa con il nome di Paige.

Al momento della sua convocazione da parte della Stardom, Maya poteva già vantare di aver vinto titoli in entrambe le sue dimore: in ICW ed in Bellatrix dove aveva da poco conquistato la cintura Europea. Due regni erano più che sufficienti per poter mettere piede nella terra dell'impero.

Regine e principesse

Ad attenderla in Giappone c'è una compagnia che sta mettendo in atto allo stesso tempo una rivoluzione ed una restaurazione: dopo l'affaire Yoshiko ha decso di puntare su tre giovani lottatrici, Mayu Iwatani e Kairi Hojo ossia coloro che sono state formate in casa propria ed una lottatrice altrettanto giovane ma formatasi al'esterno (e anche all'estero) Io Shirai, la minore della celeberrima coppia di sorelle; dall'altra parte però questo rinnovamento necessitava di una legittimazione forte, per questo motivo dopo aver affidato il titolo mondiale a Kairi le viene quasi subito sottratto da una wrestler esterna chiamata appositamente per via del suo status di leggenda, Meiko Satomura.

Il torneo diventa quindi un modo per l'ex modella di tornare in cima alle gerarchie compiendo un processo di maturazione simile alla sua mentore Yuzuki Aikawa proprio in occasione del primo 5 Star quando si scontrò con la sua di maestra, Nanae Takahashi. Uno degli ostacoli che aveva davanti in quell'occasione era proprio la regina italiana finita nel suo stesso girone e che fin dal debutto aveva dimostrato di essere una minaccia concreta. Infatti nonostante il poco tempo per assorbire il jet lag del viaggio, la nostra era stata in grado di aggiudicarsi il primo incontro in 3 minuti scarsi distruggendo la piccola Haruka Kato (oggi conoscita come Harukaze dagli appassionati della DDT). Una questione di altezza in tutti i sensi, infatti Maya dall'alto del suo metro e ottantacinque centimetri era più alta non solo delle concorrenti nipponiche ma anche del resto delle partecipanti, il che si traduceva in un netto vantaggio dal punto di vista fisico che le consentiva di imporre una direzione ben precisa ai suoi incontri mettendo le sfidanti in condizione di netto svantaggio. La seconda vittima infatti è stata la canadese Chelsea (oggi famosa come Chelsea Green o anche come Laurel Van Ness dai fan della TNA), la quale nonostante la precisa strategia di colpirla alle gambe per limitarne i movimenti è finita per soccombere alla power moves della più esperta avversaria.

Per fermare parzialmente la sua avanzata serviva l'artiglieria pesante e se dal punto di vista la Stardom non aveva un'atleta altrettanto massiccia, aveva comunque ingaggiato per l'occasione un profilo pesante sotto altri punti di vista, la veterana di lungo corso KAORU; l'ex Infernal dopo il periodo di praticantato fatto in Messico negli anni novanta si era fatta costruita una nomea per tutt'altro motivo grazie al suo stile da rissaiola di strada e all'uso della armi, tra le quali la sua amata tavola di legno ed assieme all'amica Mayumi Ozaki aveva messo in piedi un fruttuoso sodalizio hardcore prima in GAEA e poi alla corte della Satomura nelle sue Sendai girls'.

Per la prima volta Maya va in vera difficoltà a causa delle numerose scorrettezze della più famosa rivale ritrovandosi oltretutto in un contesto molto diverso dal quale era abituata a lottare finora ricevendo di fatto il primo vero assaggio di una delle tipologie tipiche del joshi. Nonostante i colpi subiti e l'aver battagliato usando letteralmente ogni spazio disponibile all'interno del palazzetto di Kanazawa, l'incontro si chiude in parità con tanto di elogio finale da parte di KAORU, probabilmente una soddisfazione maggiore data la sua levatura. Oltre alla fisicità Maya colpisce per via di un altro aspetto del suo lavoro, cioè l'interazione con il pubblico: il suo personaggio si è sempre espresso verbalmente nei confronti del pubblico chiamandolo durante ogni mossa e provocandolo imponendone continuamente l'attenzione; la barriera linguistica in questo caso non è stata minimamente presa in considerazione da parte sua e per tutta la durata della competizione ha continuato a parlare agli spettatori in italiano riuscendo comunque ad ottenerne una contenuta reazione.

L'ultima giornata è quella dello scontro con la futura Kairi Sane: la Queen arriva con due punti di vantaggio avendo sconfitto nel mentre anche la messicana Star Fire che dal canto suo aveva strappato a sua volta una pareggio alla stessa Kairi, la quale aveva anche perso il primo match del blocco contro Chelsea. Due punti di differenza che avrebbero potuto consentire a Maya di qualificarsi anche solo con un pareggio in un incontro dove aveva tutte le carte in regola per figurare da protagonista: la Hojo infatti partiva molto svantaggiata quanto ad altezza e massa muscolare, tant'è che la maggior parte dei suoi incontri la vedeva subire i colpi dell'avversaria di turno per poi imporsi grazie alla sola tenacia in grado di portare dalla sua parte il pubblico.

La contesa si incanala su questo binario, ma con una differenza importante: Kairi pur lottando da metà degli anni dell'italiana aveva già piena padronanza della psicologia in ring e infatti per tutto l'incontro ha cercato di evitare i colpi più potenti dell rivale e quando ci riusciva andava a colpirla sia alle gambe che alla schiena, il bersaglio solito che impostava per la sua arma risolutiva, il Diving Elbow Drop dalla terza corda. Tuttavia la sua bellissima finisher non si è vista in qull'occasione, merito di sua - o meglio dell'altra - altezza che ha consentito a Maya di neutralizzare i diversi tentativi, ma i danni alla gamba questa volta sembrano avere l'effetto di annullare il suo strapotere fisco e pochi minuti dal termine la situazione volge stallo: alla gamba zoppicante si contrappone la fatica di Kairi.

A decidere lo scontro sarà il personaggio della regina, ma stavolta non in positivo: l'azione si sposta fuori ring e per un momento la Kaizoku princess sembra esanime a terra, per questo motivo Maya le volta le spalle rivolgendosi al pubblico; errore capitalizzato subito da Kairi che la colpisce nuovamente alle gambe per poi tornare subito sul quadrato ed attendere il conteggio dell'arbitro. La gaijin per la prima ed unica volta nel torneo è a tappeto e non riesce più a rialzarsi, come se avesse finito la benzina fisicamente e mentalmente dato che ha subito una tattica solitamente usata da lottatrici meno "coccolose" della beniamina del pubblico. Nonostante la sconfitta per count out di solito serva a tutelare gli sconfitti, la diffferenza di valori vista era troppo netta per poter sperare di vedere Adele raggiungere la finale (raggiunta invece dall'altra straniera presente nell'altro girone, Hudson Envy) e il divario in termini di cariera è cresciuto ulteriormente nel tempo, oltre a vincere questa edizione, mentre la nostra ha ottenuto la sola possibilità di un Tryout con la WWE nel 2016, Kairi l'anno successivo vi sbarcherà togliendosi qualche soddisfazione in più (pur tra luci ed ombre, specie nella parte finale), nello stesso anno Maya avrà occasione di partecipare all'altro torneo per eccellenza della Stardom, il Cinderella e l'anno successivo arriverà comunque un altro assaggio di America grazie alla RISE (tramite collaborazione con la solita Bellatrix).

A guardare il proseguimento verrebbe da pensare ad un occasione persa vista l'esplosione della scena femminile degli ultimi anni, testimoniata dalla parabola ascendente di un'altra italiana che sta portando avanti un percorso simile al suo, quella Laura Di Matteo che si sta mettendo in luce in una scena inglese notevolmente cambiata e con un seguito cresciuto moltissimo a livello generale.

Ma è pur vero che considerando da dove era partita e la strada che ha fatto, conferma il detto secondo cui la vera nobiltà è essere superiori a chi eravamo ieri.