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Stardom
Storia | By Poppo • 27-07-2021
Image Credits: Stardom

L'edizione 2016 ha visto regnare la diplomazia internazionale

Per il secondo anno di fila il 5 Star Grand Prix, l'ormai consolidato torneo annuale della Stardom, non avrà alcuna partecipante proveniente dall'estero. Per quanto la situazione sanitaria abbia consentito in maniera parziale la ripresa dei viaggi, l'atmosfera di allerta causata dalle Olimpiadi attualmente in corso nel paese abbinata alla lentezza della campagna vaccinale in Giappone rappresenta ancora un freno importante per le gaijin.

Volendo però ampliare questo spunto, si può anche dire che attualmente sono più queste ultime ad essere attratte dalla possibilità di esibirsi ed allenarsi nella terra del Sol Levante, di quanto lo sia la compagnia di Bushiroad: gli ultimi eventi hanno attirato positivamente l'attenzione della critica internazione come non accadeva ormai da qualche anno ed il parallelo sbarco nel mercato dei pay per view ha parzialmente portato nuovi introiti in grado di supplire al rallentamento della strategia di espansione in terra americana annunciata in sede di acquisizione da parte del gruppo a fine 2019.

Alle soglie della decima edizione di questa rassegna, la situazione é molto diversa dallo stesso periodo di 5 anni fa, quando, dopo gli sfaceli dell'anno precedente, l'allora proprietario Rossy Ogawa stava ricostruendo l'immagine aziendale grazie a 3 nuove moschettiere e tante collaborazioni, locali, ma soprattutto straniere.

Ambasciate

La fine del 2015, Annus horribilis per eccellenza della promotion, aveva riservato in coda 2 grosse sorprese: Io Shirai aveva messo a segno la sua miglior prestazione sul ring fino ad allora, vincendo il titolo mondiale e ponendo fine alla dittatura di Meiko Satomura; la boss delle Sendai Girls' che aveva demolito mesi prima l'astro nascente Kairi Hojo divenendo al tempo stesso la nemesi sua e della stessa sigla ospitante, culminata con una serie di invasioni di campo anche da parte delle sue allieve (che sarebbe proseguita negli anni a venire).

Ma prima di raggiungere questa vetta, la più piccola delle Shirai aveva subito una cocente delusione il mese prima, quando la sua precedente cintura - la Wonder of Stardom - era stata messa in palio unitamente al titolo NWA detenuto da una ragazza che si ormai si era fatta un nome nel panorama americano, Santana Garrett, conosciuta anche come Brittany in TNA.

Per quanto quest'ultima sua esperienza ad Orlando non fosse stata particolarmente esaltante, era stata comunque sufficiente a garantirle un consistente incremento degli ingaggi, spingendola oltre i confini nativi della Florida per arrivare a lavorare per Ogawa, dove aveva incrociato le armi con la Genius of the sky all'interno del torneo di coppia, finendo vittima delle Thunder rock, la fatale combinata composta dalla stessa e dalla sua spalla Mayu Iwatani.

Ma quando si sono poi riaffrontate con una maggiore posta in palio, era bastato un improvviso rovesciamento di schiena per dare alla Garrett il suo secondo oro più importante in carriera e soprattutto la possibilità di portarlo con sé in patria per difenderlo.

Uno smacco per mano dei malvagi invasori replicato l'anno successivo, quando una vera e propria armata internazionale aveva attaccato la rappresentanza locale, sfidandola nella più classica delle battaglie a squadra in occasione del quinto compleanno della Stardom. Quel gruppo aveva esteso il numero di passaporti in ballo: se le stelle e strisce rimanevano il punto di forza grazie alla nuova white champ ed alla rientrante Chelsea Green, gli altri continenti avevano trovato rappresentanza nella scozzese Viper (oggi Doudrop, ieri Piper Niven), nell'australiana Kellie Skater e nella Neozelandese Evie (l'attuale Dakota Kai).

Un miscuglio eterogeneo di performer fatto di stili ed esperienze parecchio divergente, ma guidato dalla voce di Act Yasukawa, la vittima dello scandalo Seisan costatole parte della vista nonché la carriera, ma che proprio da questo suo passo indietro le aveva permesso di iniziare a viaggiare e stringere amicizie in giro per il mondo, facendola diventare una vera e propria ambasciatrice diplomatica della compagnia. Sfruttando l'ingenuità delle giovani Jungle Kyona e Momo Watanabe ed approfittando di un comico disguido avvenuto tra la Shirai e la Iwatani, la World selection era riuscita a sconfiggere il team di casa spezzando ne l'anima rappresentata dalla coriacea Kairi, la quale si sarebbe consolata strappando la cintura alla capitana Garrett.

Stati Uniti, Regno Unito, Oceania ed Europa, ormai la Stardom dialogava con atlete e federazioni da tutto il mondo, dalle statunitensi Shimmer e Shine alla Bellatrix di Saraya Knight, per questo motivo in quello stesso periodo era stata istituita in maggio una nuova cintura da difendere all'interno di appositi eventi congiunti, la cosiddetta SWA Undisputed World Women's Championship.

A pochi mesi da quel 5 Stars quindi, non poteva non ospitare nuovi nomi esotici.

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Highlights: Chelsea Green & Evie & Kellie Skater & Santana Garrett & Viper vs Io Shirai & Jungle Kyona & Kairi Hojo & Mayu Iwatani & Momo Watanabe - 7 Febbraio 2016, Stardom 5th Anniversary (serata n°3, Shin-Kiba 1st RING)

Incidenti diplomatici

Se l'anno prima si era tinto di azzurro grazie alla nostra Queen Maya, stavolta a rappresentare il vecchio continente c'erano Blue Nikita, veterana proveniente dalla Germania preceduta dalla fama di lottatrice coriacea ed avvezza a combattimenti basati su stipule violente e anche intergender e poi le scozzesi Kay Lee Ray e Courtney Stewart (oggi Isla Dawn), due rappresentanti dell'attuale versione inglese di NXT. Australiana di fatto, ma inglese per via della carriera é invece Toni Storm, giunta a quelle latitudini grazie ad un'altra promotion, la REINA e rimasta poi in giro per il paese ottenendo un ingaggio grazie all'amica Viper, ormai divenuta un elemento importante dello spogliatoio.

Agli states invece erano stati riservati 2 posti, uno per una figlia d'arte proveniente dal North Carolina ed uno per quella che doveva essere il vero fiore all'occhiello della manifestazione: una era l'esordiente Tessa Blanchard, l'altra invece era una delle protagoniste dello sceneggiato Lucha Underground, la baddest bitch Ivelisse, una che dopo le cocenti delusioni patite prima nel settore di sviluppo della WWE (la FCW) e poi in TNA, sembrava finalmente pronta a prendersi una meritata ribalta nel panorama mondiale. Sfortuna vorrà che la sua partecipazione verrà stroncata sul nascere da un serio infortunio che sarà il corollario di un susseguirsi di sfortunate vicende che spegneranno sul nascere la maggior parte delle sue velleità, sicché il suo posto verrà preso dalla meno nota Kris Wolf.

Ma questo episodio sarà anche l'incipit di una serie di imprevisti che si avvicedenderanno durante tutto lo svolgimento del torneo e ancora una volta i fatti si dividono tra quelli prettamente made in Japan e quelli esteri, nel primo caso per mano dei due assi Kairi e Io, autrici di una battaglia senza esclusione di colpi dove la piratessa era determinata a sconfiggere la rivale per la prima volta in questa rassegna, risultato ottenuto agli sgoccioli dei 15 minuti concessi da regolamento, ma pagando un pegno carissimo riportando una commozione cerebrale che le farà saltare tutti gli altri incontri.

Ma é il secondo ad essere quello più controverso riguarda proprio la delegazione straniera: a metà torneo infatti, la Stewart abbandona il tour senza avvisare il management; dopo qualche giorno ne viene dato l'annuncio adducendo alcuni problemi familiari riscontrati, ma a quanto pare la versione non sembra essere così sicura date alcune recenti affermazioni della stessa.

Flashforward 2020: Tessa é alle soglie del suo match valido per la cintura mondiale di Impact Wrestling e con un messaggio su Twitter aveva esortato tutte le donne ad essere solidali, scatenando un putiferio di reazioni negative da parte di ex colleghe che la accusano di bullisimo e razzismo, molte delle quali avevano lavorato con lei nel periodo giapponese e tra queste figura il messaggio dell'attuale Isla Dawn. Difficilissimo dire se questo diverbio abbia scatenato la dipartita dell'anglosassone ed in assenza di altre voci in capitolo non é sufficiente per effettuare una ricostruzione alternativa dei fatti, tuttavia queste affermazioni in particolare hanno una collocazione temporale ben definita ed in grado di gettare più di qualche ombra su quanto accaduto.

Ironia della sorte, questi ritiri forzati finiscono per spalancare le porte della finale del torneo alla figlia di Tully Blanchard, garantendole - come da regolamento - 4 dei 10 punti conseguiti al termine del blocco B, quanto basta per classificarsi al primo posto con il minimo sforzo.

L'esatto opposto di quanto accaduto alla sua avversaria nell'atto finale, l'altra sorpresa Yoko Bitto, membro della prima classe di allieve della Stardom, ma sparita dai radar dopo appena un biennio dopo aver accumulato parecchi infortuni di diversa natura, specie alla schiena. Similmente a quanto avvenuto ad altre sue colleghe, Yoko era tornata 3 mesi prima di questa finale a fari spenti da dove aveva concluso la sua prima esperienza, ossia a fare da spalla all'amica Kairi: le condizioni fisiche e la mancanza dei vecchi ritmi erano stati il tema ricorrente dei suoi incontri, rendendo questa sua parteciazione una vera e propria scalata superata con grande fatica arrivando appaiata a Kay Lee Ray e riuscendo ad averne la meglio proprio grazie ad una sudata vittoria contro di lei nell'ultima giornata del suo girone.

Nel giorno del debutto in Stardom di Hana Kimura, queste premesse sono riportate pari pari nell'ultimo atto della manifestazione: da una parte l'ansia da prestazione della rientrante Yoko, dall'altra l'aggressività della giovane Tessa, ancor più adirata per via delle dichiarazioni precedenti al match della rivale che si era detta sorpresa di affrontarla in quel contesto. Una sorpresa a dire la verità condivisa anche da un pubblico non avvezzo a lei e che con grande fatica aveva risposto fino a quel momento alle sue sollecitazioni e che allo stesso modo si era comportato in questo frangente, limitandosi a qualche timido fischio nei suoi confronti.

Ad acuire le difficoltà della messa in scena ci aveva pensato la stessa inesprerienza della Blanchard, poco avvezza al contesto ed autrice di una prova che non era andata oltre ad un accenno di lavoro alla gamba della Bitto privo dell'incisività necessaria per trasmettere la sofferenza dell'underdog di turno.

Insomma, un contesto appropriato forse per un onesto incontro del turno di qualificazione, ma non certo per una finale con questo tipo di storia, tant'é che la parte che doveva essere svantaggiata chiuderà frettolosamente i giochi con una sequenza di calci in grado di abbattere l'americana senza troppi patemi aggiuntivi e guadagnandosi la possibilità di affrontare una Io Shirai dubbiosa del suo vero valore di sfidante. Del resto non era semplice determinare confini in quel periodo.